The Endless

the endlessdi Justin Benson e Aaron Moorhead (Stati Uniti, 2017)

Justin Benson e Aaron Moorhead sono due registi americani che seguiamo fin dai tempi del loro promettente esordio del 2012 (“Resolution”). In Italia però li conosciamo soprattutto per “Spring” (uscito da noi straight to video), un melodramma intriso di elementi fantastici girato nella splendida cornice di Polignano a Mare, in Puglia. “The Endless” riporta i nostri in terra statunitense e si pone come una sorta di film gemello rispetto a “Resolution”: non propriamente un sequel ma comunque un lavoro che si può gustare al meglio conoscendo già i misteriosi avvenimenti accaduti in quel thriller dai risvolti inquietanti.
The oldest and strongest emotion of mankind is fear, and the oldest and strongest kind of fear is fear of the unknown”, si apre con questa frase di Howard Phillips Lovecraft un lavoro ancora una volta incentrato su una forte componente mystery. Benson e Moorhead amano nascondere le carte centellinando come al solito quegli indizi che poi ci aiutano a scoprire l’agghiacciante verità. I due registi sono anche gli attori protagonisti del film (Justin e Aaaron, stessi nomi), una coppia di fratelli scappati tanti anni prima da una comunità stanziata ai margini del deserto californiano: si parla di UFO death cult e subito torna in mente la setta ufologica Heaven’s Gate (salita agli onori della cronaca nel 1997 per il suicidio di massa di ben 39 membri), ma con il trascorrere dei minuti tutto si rimescola in questa parabola crescente che difficilmente lascia al pubblico solidi punti di riferimento. Quando i due uomini ricevono un videomessaggio e si rendono conto che quella setta è diventata innocua, per loro ritornare tra quella gente diventa praticamente un atto dovuto, in effetti a Camp Arcadia si produce birra artigianale e nessuno sembra nascondere raccapriccianti segreti. C’è però qualcosa di sinistro nell’aria, di cui lentamente facciamo conoscenza.
“The Endless” ha in comune alcune cose con un horror molto valido come “The Sacrament” (2013), ma solo sulla carta: Benson e Moorhead aggirano infatti qualsiasi appiglio storico o religioso deviando verso una deriva sovrannaturale ben definita, capace di stimolare non solo la nostra immaginazione ma anche quella dei personaggi del film. L’opera (centodieci minuti non sono pochi) cuoce a fuoco lento mostrando di volta in volta fenomeni piuttosto ambigui e muovendosi così a metà strada tra sci-fi, thriller e mystery movie. Per essere un indie a basso costo il risultato complessivo è confortante e più che sufficiente, lo testimonia il premio della critica ricevuto lo scorso anno al Neuchâtel International Fantastic Film Festival o le proiezioni a Sitges e al Tribeca, adesso però da Justin Benson e Aaron Moorhead è lecito attendersi il fatidico salto di qualità, altrimenti il rischio è quello di rimanere ancorati a vita a un cinema di belle speranze ma allo stesso tempo privo di scintille e di colpi di genio. Se avete già apprezzato “Spring” ma soprattutto “Resolution”, dategli una possibilità.

3

(Paolo Chemnitz)

the endless pic

 

 

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