La Terra Dei Morti Viventi

la terra dei morti vdi George A. Romero (Stati Uniti, 2005)

Non deve essere stato facile per George A. Romero riprendere in mano le sue amate creature ambulanti a distanza di vent’anni dall’ultimo capitolo “Il Giorno Degli Zombi” (1985), un film che rappresentava la chiusura del cerchio più buia e nichilista per un trittico di capolavori ineguagliabili (per approfondire i concetti portanti di queste opere, vi rimando al nostro articoloL’orrore insito nell’uomo. Il pessimismo nella prima trilogia zombi di George Romero”, scritto proprio in concomitanza con la morte del regista americano).
“La Terra Dei Morti Viventi” (“Land Of The Dead”) era in cantiere da tanti anni (inizialmente con il titolo “Twilight Of The Dead”), ma più di una volta il progetto fu abortito perché ormai per il cinema degli zombi erano rimaste giusto le briciole: l’Universal Pictures si convinse a produrre il film solo dopo l’impulso arrivato da “L’Alba Dei Morti Viventi” (2004) di Zack Snyder (il remake di “Zombi”), uno dei tanti lungometraggi del periodo dedicati al tema che riportarono in auge questi affamati cadaveri (impossibile non citare il grande successo riscosso sempre nel 2004 dallo spassoso “Shaun Of The Dead”, da noi “L’Alba Dei Morti Dementi”).
Romero si adegua al presente ma non rinnega il passato, la sua pellicola infatti non rinuncia affatto a un preciso messaggio politico: i ricchi ormai abitano in grandi città fortificate all’interno di grattacieli che sembrano enormi centri commerciali, mentre giù in basso c’è il resto del popolo. Fuori dalle recinzioni invece ci sono loro, gli zombi, creature che una volta erano chiaramente uomini di bassa estrazione sociale (lo intuiamo immediatamente da come sono vestiti). Il regista immagina un mondo nel quale il gap tra i ricchi e i poveri è aumentato talmente tanto da dividere nettamente in due l’umanità, una verità non troppo distante da quello che sta accadendo anno dopo anno sul nostro misero pianeta. Ma nonostante i muri, il filo spinato e le barriere naturali, questi mostri cercano carne fresca per potersi sfamare, un messaggio non troppo velato che possiamo contestualizzare persino nelle recenti vicende di cronaca internazionale.
“La Terra Dei Morti Viventi” si rivela inferiore alle attese ma non si tratta di una delusione cocente, uno zombie movie di Romero della seconda trilogia è pur sempre superiore a tanta spazzatura che ci viene propinata quotidianamente: gli effetti di Greg Nicotero (allievo di Tom Savini) sono ottimi (la CGI è dosata in modo sapiente) e lo splatter abbonda e diverte, peccato però per i personaggi monodimensionali e per un’eccessiva umanizzazione dei morti viventi che smorza l’aspetto terrorizzante delle vicende (anche per questo motivo il successivo capitolo “Diary Of The Dead” aka “Le Cronache Dei Morti Viventi” si dimostra superiore e molto più inquietante). Le scene cult non mancano, come quella degli zombi che emergono dalle acque (una citazione per “L’Occhio Nel Triangolo” del 1977) o le immagini dei fuochi d’artificio utilizzati per distrarre queste creature, è lampante però che il lavoro in esame sia un discreto ma non fondamentale tassello della filmografia romeriana. Quello che si era rivelato un gradito ritorno nel 2005, oggi è un horror ricordato non con grande entusiasmo.

3

(Paolo Chemnitz)

la terra-dei-morti v

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