di Gerard Johnson (Gran Bretagna, 2014)
Con “Hyena” l’inglese Gerard Johnson conferma quanto di buono si era già visto con “Tony – London Serial Killer” (2009), un piccolo dramma sociale sull’emarginazione e la solitudine. Tony era interpretato dal bravo Peter Ferdinando, poi cresciuto sia con Ben Wheatley (“A Field In England”) che con David Mackenzie (“Starred Up”), prima di ritornare protagonista proprio in questo violento crime movie del 2014.
Michael è un poliziotto corrotto e cocainomane: la sua squadra (lui più tre colleghi) si spartisce una parte degli introiti provenienti da un traffico internazionale di droga. Per ottenere questo, Michael protegge un boss turco ma deve fare i conti con una gang di albanesi (comandata dai fratelli Kabashi) intenzionata a prendere il controllo della città. Quando il turco viene massacrato sotto i suoi occhi impotenti da questi criminali senza scrupoli, Michael è costretto a scendere a compromessi con loro, restando in bilico tra due fuochi altamente pericolosi (c’è qualcuno nella polizia che ha scoperto i suoi loschi affari ma ci sono anche questi infami individui con lui molto diffidenti).
“Hyena” non inventa nulla di nuovo ma è un film dai meccanismi quasi perfetti: Johnson incolla la telecamera alle spalle del protagonista seguendolo come un’ombra fin dalle prime sequenze, ovvero l’irruzione all’interno di un nightclub (ripresa con grande stile, notevole il ralenti). C’è molto Refn tra i fotogrammi di questa pellicola, la trilogia di “Pusher” è un punto di riferimento costante che si compatta con quella sgradevolezza di fondo dei personaggi già assaporata in tante opere del passato di taglio simile (impossibile non citare “Il Cattivo Tenente” di Abel Ferrara). Michael infatti è un bastardo doppiogiochista incapace di saper gestire una situazione sempre più crudele e complicata, sottolineata da un finale sospeso che lascia giustamente la porta aperta a ogni soluzione plausibile (un epilogo comunque nerissimo, qualunque esso sia). Ma anche chi lo circonda non è da meno, una fauna umana immersa nel degrado morale più assoluto (nel film è presente una forte componente misogina che relega le donne a schiave o prostitute).
“Hyena” è un noir urbano che rinuncia alla violenza di taglio action: in questo caso le pistole sparano un solo proiettile mortale, tutto il resto è affidato a una brutalità primordiale dove ci si pesta a sangue oppure ci si ammazza a colpi di bastone e di coltello, per poi finire smembrati dentro una vasca da bagno. Quella di Gerard Johnson è una Londra cupa come non mai, un sottobosco metropolitano che ci offre splendidi squarci notturni e una tensione latente che ci prende per mano e non ci lascia più. “Hyena” non proietta il crime verso nuove derive cinematografiche, ma rimodella alcune cose già viste in passato ammantandole di un pessimismo generale davvero raro di questi tempi. Una tragica discesa nell’inferno.
(Paolo Chemnitz)