di Walter Hill (Stati Uniti, 1978)
Per mettere a segno la rapina perfetta, è anche importante che una volta per strada ci sia qualcuno al volante capace di sgommare e ripartire come un razzo seminando le sirene della polizia. “Driver, L’Imprendibile” (il titolo originale è “The Driver”) si focalizza su questa figura, un uomo che spesso non fa parte della banda di criminali ma che viene ingaggiato colpo dopo colpo sotto lauta ricompensa. In poche parole, tanti anni prima di “Drive” (2011) o di prodotti più leggeri come “Baby Driver” (2017), Walter Hill aveva dedicato un intero film all’argomento, regalandoci una delle sue pellicole più affascinanti di sempre.
L’attore Ryan O’Neal (già alla corte di Kubrick per “Barry Lyndon”) non ha un nome, per qualcuno è The Driver e per altri è Cowboy: alle sue costole c’è un detective disposto a tutto per acciuffarlo, capace persino di ricattare alcuni pregiudicati pur di incastrare questo spericolato pilota metropolitano. Il protagonista è aiutato da una misteriosa ragazza (un’ammaliante Isabelle Adjani), la quale nega più volte davanti alla polizia di conoscerlo (in cambio di qualche soldo per pagare l’affitto). I colpi di scena non mancano e dopo novanta giri di lancetta “Driver, L’Imprendibile” si esaurisce lasciandoci incantati davanti allo schermo. Un thriller elegante, soffuso e permeato da uno stile che deve qualcosa anche al cinema noir francese.
Walter Hill non costruisce il film sulla sceneggiatura (molto minimale) e sui dialoghi (pochissimi in realtà), bensì sulle atmosfere: Los Angeles è fotografata in maniera impeccabile e gli squarci notturni sulla città ci regalano alcune sequenze mozzafiato, merito di una regia esaltante e di una serie di inquadrature che da sole valgono la visione dell’opera (il regista negli anni ha ammesso di essere stato influenzato da alcuni quadri di Edward Hopper). Inoltre gli inseguimenti in auto sono spettacolari (tra i migliori visti in quel decennio) e anche la caratterizzazione dei personaggi è curata con molta attenzione. Colpisce soprattutto il netto dualismo tra The Driver e l’ispettore interpretato da Bruce Dern: il primo è un individuo silenzioso, cupo e meticoloso (persino inespressivo), il secondo è invece un uomo sgradevole, viscido e decisamente antipatico, praticamente due tasselli complementari che si incastrano alla perfezione tra loro, un tipico duello da western (urbano) con l’ago della bilancia rappresentato dalla brava Adjani.
A distanza di anni continuiamo a pensare che Walter Hill sia un regista sottovalutato: “Driver, L’Imprendibile” non è propriamente un film estremo, ma con il trascorrere del tempo ha posto le basi per un immaginario unico all’interno del cinema action. Per giunta con questo lungometraggio il regista californiano dà inizio al periodo più glorioso della sua carriera, culminato con il capolavoro “I Guerrieri Della Notte” (1979) e con una sfilza di opere di assoluto livello realizzate all’inizio degli 80s (“I Guerrieri Della Palude Silenziosa” è un altro cult movie a tutti gli effetti). Una pellicola imperdibile per gli amanti della notte, del pericolo e dell’adrenalina, chiedere a Nicolas Winding Refn.
(Paolo Chemnitz)
Uno dei capolavori di Hill, che avrebbe meritato, come molti suoi lavori, una fama più riconosciuta di quella avuta
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