di Damien Leone (Stati Uniti, 2017)
Proprio mentre Pennywise (“It”) veniva riportato sullo schermo (tra critiche e consensi) nella sua nuova veste firmata da Andy Muschietti, Damien Leone lanciava nei circuiti underground questo suo “Terrifier”, poi ufficialmente uscito in America lo scorso marzo. Un prodotto indipendente e artigianale capace di ridare dignità alla figura del killer clown, riportandolo a quella dimensione grottesca di terrore primordiale, un ghigno malefico stampato su quella maschera piena di significati. Anche questo film guarda agli anni ottanta, aggirando però l’aspetto romantico e nostalgico di molti altri prodotti più commerciali: “Terrifier” è infatti uno slasher movie che se da un lato ripercorre territori già battuti in passato, di sicuro ne amplia la carica ferale grazie a una massiccia dose di splatter. Un vero horror moderno ed estremo quindi, capace di regalarci alcuni momenti assolutamente degni di nota.
Il regista ripropone ancora una volta il suo personaggio feticcio Art The Clown, già visto nel suo corto omonimo e nel meno fortunato “All Hallows’ Eve” (2013). È la notte di Halloween e questo sinistro individuo vaga per la città terrorizzando alcune giovani ragazze, come nella sequenza del fast food, capace di generare alta tensione nonostante la leggerezza di fondo (la scena memorabile di quel selfie che nei minuti successivi ritorna indietro come un boomerang). Questo pagliaccio psicopatico ha davvero una marcia in più, merito sia della splendida maschera che indossa che della mimica dell’attore David Howard Thornton, il quale riversa in questa sua interpretazione tutta la sua precedente esperienza come mimo.
Comunque sia, il piatto forte di “Terrifier” è costituito dal gore, un massacro di una cafonaggine unica che esplode in tutta la sua violenza nelle immagini della tipa nuda legata a testa in giù e allegramente segata in due, senza bisogno della CGI ma con effetti d’altri tempi che collimano alla perfezione con gli intenti vintage (però aggiornati al presente) del regista. Inutile quindi raccontare una storia approfondita e cercare di esplorare il background di questo maniaco, Damien Leone ha in mano altre carte da giocare e al momento opportuno riesce a calare l’asso giusto, ovvero le azioni sconsiderate di un clown che agisce e uccide senza un vero scopo, un po’ come il clochard di “Crazy Murder” (2014).
Considerando l’incredibile carica iconografica di Art The Clown, adesso sarebbe auspicabile un nuovo definitivo capitolo a lui dedicato. “Terrifier” ci piace tanto proprio perché ci siamo stufati del politicamente corretto nel cinema horror: qui la figura del pagliaccio riprende in mano il suo ambiguo significato originario tra l’ironico e il beffardo, un lato oscuro che ha sempre affascinato il cinema, la letteratura e non solo. Finalmente un clown più spaventoso di Ronald McDonald, era ora!
(Paolo Chemnitz)