di Amando De Ossorio (Spagna/Portogallo, 1972)
Sarebbe impossibile parlare di cinema fantastico spagnolo senza citare l’opera fondamentale di Amando De Ossorio (1918-2001), un regista che con budget sempre minimi è riuscito a creare un immaginario unico nel cinema iberico degli anni settanta, una serie di pellicole iconograficamente inattaccabili grazie a questa orda di macabri templari mutuati dai morti viventi di matrice romeriana. Si tratta in tutto di quattro pellicole, la più importante delle quali è ovviamente la prima, intitolata in patria “La Noche Del Terror Ciego”.
I primi minuti del film fanno un po’ sorridere, visto che le disavventure della giovane Virginia iniziano per una scenata di gelosia in cui lei è protagonista assieme ai suoi compagni di viaggio Roger e Betty: Virginia infastidita scende da un treno in corsa in aperta campagna, spingendosi a piedi verso un villaggio abbandonato dove è costretta a trascorrere la notte, praticamente come finire nei casini per una sciocchezza! Tra quelle rovine a ogni calar delle tenebre si risvegliano questi templari ciechi, resi tali perché avevano rinnegato la fede abbracciando il culto del diavolo ai tempi delle crociate. Sono proprio Roger e Betty a mettersi sulle tracce della ragazza scomparsa, in un luogo maledetto dal quale tutti si tengono alla larga. De Ossorio ribadisce questo assunto grazie a un finale nero come la pece, capace di risollevare un film in realtà povero di contenuti e blando nella narrazione.
La prima apparizione dei templari è da brividi: è cinema horror allo stato puro, un insieme di elementi (le luci, la location, l’atmosfera e gli stranianti canti liturgici) che fanno di “Le Tombe Dei Resuscitati Ciechi” un cult assoluto nel genere di riferimento. Cinema arcano, sinistro, gotico, capace di incutere timore senza ricorrere chissà a quali espedienti, un segreto riconducibile esclusivamente a questi scheletri rachitici dai mantelli polverosi, alcuni barcollanti e altri a cavallo (le scene in cui il regista utilizza il ralenti hanno qualcosa di epico). Il tutto ambientato tra questi ruderi immersi in una zona rurale veramente suggestiva (De Ossorio gira tra Madrid e il Portogallo). Logico altresì dover pazientare un po’ durante la visione, quell’aura soporifera e avvolgente di certo non perdona ma in fin dei conti sembra quasi voler ricalcare la lenta avanzata di queste raccapriccianti creature.
Come nella più cupa delle favole del terrore, il regista nato a La Coruña mette in scena un cinema sovrannaturale con radici ben salde nella leggenda, come se questi templari fossero davvero i protagonisti di un racconto orale tramandato di generazione in generazione. Un fascino carico di mistero che permette ancora oggi al film di essere considerato un classico del cinema horror spagnolo: chi non lo avesse mai visto può rimediare anche subito, a patto di scegliere una notte tempestosa per godersi al meglio questo spettacolo così lugubre.
(Paolo Chemnitz)