Red Krokodil

red krokodildi Domiziano Cristopharo (Italia, 2012)

Pochi anni fa in alcuni programmi televisivi si parlava del krokodil come di un pericolo imminente pronto a sbarcare anche nel nostro paese. In realtà si trattava dei soliti scoop giornalistici a caccia di audience, un po’ come è avvenuto recentemente per il fenomeno del blue whale. In entrambi i casi però tutto ha origine in Russia, un paese dove i livelli di disagio delle classi più povere continuano a generare fenomeni sociali alquanto bizzarri per non dire inquietanti. Il krokodil dopotutto esiste davvero: si tratta di una droga di strada (la desomorfina) a basso costo e prodotta a domicilio, un cocktail devastante che una volta iniettato per endovena provoca dei danni permanenti ai tessuti, oltre a flebiti e cancrena. In alcuni casi è stata necessaria l’amputazione degli arti, ma nella migliore delle ipotesi questa sostanza rende la pelle orribilmente squamosa (da qui il nome krokodil). In Russia le vittime non si contano (soprattutto nelle grandi città industriali siberiane), ma le autorità non sono ancora riuscite ad arginare il problema.
Domiziano Cristopharo, uno dei più prolifici e controversi registi indipendenti italiani, nel 2012 gira (dentro casa sua!) un film interamente dedicato al tema: dall’altra parte della telecamera troviamo un unico attore, Brock Madson, ex tossicodipendente e quindi capace di entrare nella parte in maniera profonda e naturale. Ottanta minuti nei quali viviamo la discesa nell’inferno di questo individuo solo e disperato, mentre là fuori, nel mondo circostante, sta accadendo qualcosa di apocalittico.
“Red Krokodil” (che fu anche proiettato a Roma in una nostra vecchia rassegna) è un film cupo, visionario e nichilista, capace di alienare lo spettatore alla pari del protagonista. Nonostante una durata comunque spropositata rispetto alle intenzioni (un mediometraggio ci avrebbe consegnato un piccolo capolavoro), l’opera evita di sfilacciarsi lasciando parlare le immagini (ottima la fotografia) e la straziante trasformazione fisica dell’uomo, una figura cristologica destinata a una tragica quanto inevitabile autodistruzione. Brock cade a pezzi, si sfalda, si nutre costantemente di morte, è questo l’effetto del krokodil, un’esperienza che il regista traduce in una disturbante agonia perpetua (non a caso in America l’opera è stata da poco pubblicata in edizione home video dall’Unearthed Films di Stephen Biro, ovvero la casa di fiducia per gli amanti del cinema horror estremo).
Domiziano Cristopharo qui realizza il suo lavoro più convincente, lontano dalle esagerazioni istrioniche di altre sue pellicole: un prodotto (di taglio autoriale) che mette a fuoco un solo personaggio e un solo argomento, senza concedere nulla allo spettacolo. Ostico, sperimentale, oscuramente simbolico (viene citato L’Incubo di Füssli), un esempio di coraggio applicato al cinema indipendente italiano. Mille euro di budget e tanta passione per la causa.

3,5

(Paolo Chemnitz)

red k

 

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