L’Amour Violé

l'amour violédi Yannick Bellon (Francia/Belgio, 1978)

In pochi in Italia conoscono Yannick Bellon, una regista attiva già alla fine degli anni quaranta con una serie di cortometraggi e documentari. Il suo è un cinema femminista privo di qualunque tipo di forzatura, le sue donne infatti sono naturali, intelligenti ed emancipate (non a caso la Bellon nel 1951 dedica un corto a Sidonie-Gabrielle Colette). Un discorso che ritorna con prepotenza nella sua opera più controversa, un film scandalo fortemente criticato alla sua uscita, “L’Amour Violé” (oggi per fortuna reperibile anche da noi in edizione home video).
Nicole (Nathalie Nell) lavora come infermiera a Grenoble e la sua vita scorre con tranquillità fino al giorno in cui subisce un terribile stupro: viene molestata verbalmente in un bar da un gruppo di balordi, i quali la seguono e la bloccano in una strada di campagna, caricandola sul loro furgoncino. Quando calano le luci del giorno, per Nicole comincia l’incubo, una prolungata violenza carnale non priva di umiliazioni e derisioni, uno stupro raccontato volutamente in maniera realistica proprio per mettere lo spettatore davanti alla crudezza e alla brutalità di tale gesto. “L’Amour Violé” non è però un rape & revenge, ma un film drammatico che punta tutto sui risvolti psicologici e sociali della terribile violenza perpetrata: Nicole riesce a rimarginare le ferite del suo corpo, ma la sua esistenza è segnata in modo indelebile da un dolore difficile da sopportare. Una fortuita coincidenza le permette di riconoscere per strada uno dei suoi aggressori, così la protagonista decide di denunciare i quattro ragazzi, nonostante il parere contrario della madre e del fidanzato.
Yannick Bellon rompe subito le catene del silenzio, rimette la donna al centro dell’universo alla pari dell’uomo, stessi diritti, stessa dignità. La paura qui viene sostituita con l’orgoglio, con una rivalsa che ovviamente coincide con la giustizia, non con la legge del taglione di deriva exploitation vista ad esempio nel contemporaneo “Non Violentate Jennifer” (1978). Quello della regista francese è un cinema impegnato che rifiuta di rispondere all’abuso con l’omertà o con la stessa moneta del branco, il vero anticonformismo della Bellon è infatti riconducibile proprio alla reazione ponderata, metodica e profondamente umana della brava Nathalie Nell (molto credibile la sua interpretazione). A questo rape senza revenge manca forse l’impeto, la fluidità narrativa, una chiusura del cerchio più marcata e concreta, ma non per questo la seconda parte del film risulta meno interessante della prima, segnata da quelle immagini di stupro veramente devastanti, soprattutto perché messe in scena da una regista e non da un uomo. “L’Amour Violé” è una riflessione dopo la tempesta, un delicato quanto doloroso percorso di rinascita e di consapevolezza della propria individualità. Un cinema (anche) estremo che andrebbe proiettato a scopo educativo, alla faccia della censura.

3,5

(Paolo Chemnitz)

l'amour-violé

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