di Jason Eisener (Canada, 2011)
“Hobo With A Shotgun” condivide lo stesso destino di “Machete” (2010). I due lavori nascono originariamente come fake trailer inclusi in “Grindhouse” (2007), il progetto che unisce un film di Quentin Tarantino (“A Prova Di Morte”) e uno di Robert Rodriguez (“Planet Terror”). E’ proprio il caso di dire che buon sangue non mente, poiché l’opera diretta dal canadese Jason Eisener, pur brillando con meno efficacia rispetto alle succitate pellicole di riferimento, si rivela un b-movie alquanto folle, spassoso e soprattutto politicamente scorretto.
Rutger Hauer (non uno qualunque) interpreta Hobo, un vagabondo per l’appunto: curioso il fatto che il protagonista, giunto in città per raccogliere dei soldi in modo tale da potersi comprare un tosaerba, finisca per essere costretto ad acquistare un fucile. Dopotutto non ci troviamo in un posto tranquillo, ma in una località in preda all’anarchia più totale, dove i cittadini vivono nel terrore di essere presi di mira dal sadico boss Drake e dai suoi figli Slick e Ivan. Chi si oppone ai loschi traffici di questa famiglia finisce infatti torturato o ammazzato, mentre le prostitute subiscono senza sosta stupri e umiliazioni: una di esse (Abby) viene salvata da Hobo, il quale davanti a questa situazione di caos assoluto non può che schierarsi dalla parte dei più deboli. Ovviamente scatenando le ire di Drake e dei suoi scagnozzi.
Quello di Jason Eisener (suo anche il memorabile corto natalizio “Treevenge”) è un action-splatter che già dalla locandina lascia intravedere la sua carica da fumettone estremo. Tutti i personaggi sono sopra le righe, surreali quanto inverosimili, ma il film mira proprio a questo: all’esagerazione sotto ogni punto di vista. Anche la messa in scena è sovraccarica, le varie inquadrature stordiscono gli occhi lasciando che a parlare siano i colori ipersaturi di una fotografia studiata ad hoc dal sempre attento Karim Hussain (già regista del controverso “Subconscious Cruelty”), mentre assistiamo imperterriti a decapitazioni e schizzi di sangue come se non ci fosse un domani, un delirio gore discretamente realizzato che non risparmia proprio nessuno. Il plot funge soltanto da contorno alla carneficina di cui sopra, una giostra caleidoscopica che trova qua e là anche i suoi momenti cult, come nella scena dello scuolabus con dentro un gruppo di bambini che finiscono carbonizzati con il lanciafiamme a ritmo di “Disco Inferno”. Fantastico.
Se la Troma durante gli anni ottanta ha lanciato questo succulento immaginario trash, Jason Eisener ricalca solo alcuni aspetti tipici del cinema estremo da cazzeggio, facendo anche spazio a un gusto prettamente contemporaneo abbastanza becero e cafone ma assolutamente capace di destreggiarsi con fantasia tra le tante produzioni copia e incolla viste negli ultimi anni. Dieci e lode al vecchio Rutger Hauer (il personaggio di Hobo spacca il culo), il resto è mancia ma non si poteva chiedere di più.
(Paolo Chemnitz)