Goran

gorandi Nevio Marasović (Croazia, 2016)

Tra i registi emergenti provenienti dalla ex Jugoslavia, il nome di Nevio Marasović è di quelli da appuntare in grassetto. “Goran” è il suo terzo film, dopo le felici esperienze di “The Show Must Go On” (2010) e “Vis-À-Vis” (2013), un’opera in bilico tra dramma e thriller e dal sapore quasi scandinavo (non a caso lo sceneggiatore è il norvegese Gjermund Gisvold). Lo stesso Marasović ha più volte ammesso di essere affascinato e influenzato da questa cultura, ma “Goran” resta un prodotto 100% croato, immerso in un gelido paesaggio che non ha nulla da invidiare a quello nordico.
Ci troviamo a Delnice, un piccolo centro situato nella regione del Gorski Kotar, un vasto altopiano non lontano dal confine sloveno e dall’Istria: qui vive Goran, un tassista dalla vita piuttosto monotona che trascorre il tempo a bere con il suo migliore amico o a prendersi cura della moglie Lina, una bella signora non vedente. Accanto a loro, il fratello di lei e un suo amico architetto giunto da Zagabria, personaggi ambigui, anche buffi in alcuni casi, ma tutti legati da un profondo rispetto reciproco. Quando però Lina rivela davanti agli altri di essere incinta, qualcosa non torna e Goran scopre suo malgrado una realtà sconfortante che presto trascina gli eventi sempre più in basso, verso una tragedia inevitabile.
Quello di Nevio Marasović è un film sommerso dalla neve. Un’atmosfera di isolamento che riveste un ruolo fondamentale all’interno della storia, poiché fin da subito capiamo che la comunità in cui si muovono i protagonisti è molto ristretta e osserva rigidi regolamenti (a tal proposito è eloquente la severa figura del padre di Lina). In questo oceano bianco non c’è possibilità di fuga e gli errori si pagano senza pietà per nessuno: il finale di “Goran” è infatti disturbante, doloroso e talmente carico di emozioni da sconfinare oltre l’ipotesi più plausibile che ci potevamo attendere. Il regista muove la mdp con ottimi risultati e lascia immergere i suoi attori in un mood sospeso che alterna situazioni leggere e spensierate a improvvise cadute nella disperazione più assoluta. Come avviene anche per la particolare soundtrack, a tratti inframezzata da musica popolare croata (memorabile il party casalingo e lo stesso epilogo, con i bambini in sottofondo che cantano in televisione mentre assistiamo imperterriti alla degenerazione conclusiva).
Le tematiche affrontate da “Goran” sono molteplici, poiché si tratta di un film su un perdente circondato da perdenti, il quale sperimenta con enorme difficoltà il tradimento e la vendetta, accettando persino di conviverci pur di non cambiare le sue abitudini quotidiane. Ma in un piccolo paese ogni singolo mutamento determina una catastrofe, soprattutto quando viene superato un certo limite a livello di rapporti interpersonali, esattamente ciò che succede in questa pellicola poco conosciuta ma che merita tutta la vostra attenzione. Una perla.

4

(Paolo Chemnitz)

goran1

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