di Michel Franco (Messico/Francia, 2012)
“Después De Lucía” (“After Lucia”) è il secondo lungometraggio del messicano Michel Franco, dopo l’incoraggiante esordio “Daniel & Ana” (2009). Il film si è aggiudicato il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2012, un primo importante riconoscimento per un regista di sicuro talento. Quella che sulla carta può apparire come l’ennesima pellicola dedicata al tema del bullismo, si rivela infatti un’opera in netta controtendenza: “Después De Lucía” è un film sobrio e distaccato che rinuncia a qualsiasi tipologia di spettacolarizzazione dell’argomento. Ma quando si tratta di sferrare qualche colpo basso, Michel Franco di certo non si tira indietro.
Lucia non la vediamo mai, è morta. Era la moglie di Roberto e la madre di Alejandra, un padre e una figlia che decidono di rompere con il tragico passato andando a vivere in città. Lui si arrangia come può facendo il cuoco, la giovane invece si integra immediatamente con i suoi nuovi compagni di classe. Ma durante un festino, Alejandra si apparta con un ragazzo che prima filma e poi diffonde su internet le immagini del loro amplesso: per lei è l’inizio di un calvario senza fine, poiché l’atteggiamento dei suoi amici cambia radicalmente nei suoi confronti (tra scherno, derisione e violenza psicologica). Una situazione che peggiora di giorno in giorno fino a raggiungere l’esasperazione nell’ultima parte dell’opera, una gita scolastica dove ogni corda si spezza travolgendo tutti i protagonisti delle vicende.
Michel Franco dirige in modo completamente passivo: mdp spesso pigra e poco propensa a entrare nel vivo della storia (come se volesse spiare i personaggi alle loro spalle, senza immergersi tra di loro), oltre a una messa in scena davvero scarna che non offre né indizi né spunti allo spettatore. Questa gelida impassibilità la ritroviamo anche nelle sequenze più disturbanti, come quella della torta o nelle ultime agghiaccianti immagini del film. In “Después De Lucía” ciò che colpisce più di ogni altra cosa è comunque il silenzio assordante, la mancanza di comunicazione tra una teenager e un padre distratto, forse ancora provato da un doloroso lutto da elaborare. Un segnale di paura e omertà che riguarda pure le istituzioni (la scuola ma anche la polizia), poco attente e superficiali nell’affrontare una circostanza così delicata. Ma “Después De Lucía” non è “Klass” (2009), perché qui la vendetta e il riscatto non sfiorano minimamente la vittima, che invece vediamo affondare sempre di più. Qualcuno però riesce a uscire vivo dalle onde dell’oceano, altri lo cavalcano a bordo di una barca, altri ancora ci finiscono dentro per sempre. Una ruota che gira, in nome di una giustizia distorta che lascia sgomenti.
(Paolo Chemnitz)