di Joe D’Amato (Italia, 1980)
Girare ai Caraibi costava poco. Il rapporto tra Joe D’Amato e Santo Domingo lo conosciamo bene, ma non sempre si tiene conto di quanto sia stato prolifico anche sotto un’importante ottica di contaminazione tra generi. Film come “Papaya Dei Caraibi” (1978), “Orgasmo Nero” (1980), “Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi” (1980), “Hard Sensation” (1980) oppure il mitico “Porno Holocaust” (1981) rappresentano solo alcuni titoli di questo delirante filone, un mix tra erotismo (ma anche pornografia) e horror, quest’ultimo indissolubilmente legato ad antiche credenze e superstizioni dell’isola.
“Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi” nasce come horror, praticamente una risposta underground al successo ottenuto l’anno precedente da Lucio Fulci per il suo “Zombi 2” (1979). La produzione però convinse Joe D’Amato a far deragliare la sceneggiatura (scritta da Luigi Montefiori) verso lidi pornografici, considerando che in Italia la richiesta in tal senso si stava moltiplicando a vista d’occhio. Ma al contrario di “Porno Holocaust” (che di scene hard ne prevede molte), “Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi” conserva la sua matrice prettamente orrorifica, nonostante accada veramente poco soprattutto nei primi cinquanta minuti di pellicola.
Larry O’Hara (ancora Montefiori) è un marinaio che porta in giro i turisti ai Caraibi: quando l’architetto John Wilson (l’attore porno Mark Shanon) gli chiede di essere condotto presso l’isola del Gatto per concludere un affare, Larry rimane turbato confidandogli che in quel luogo non si avvicina mai nessuno, poiché la leggenda racconta dello spirito di un gatto che riporta in vita i morti. Superata però la diffidenza iniziale (con i soldi si compra tutto), i due approdano sul posto in compagnia dell’amica Fiona (Dirce Funari). L’isola è abitata da un uomo anziano e da sua nipote Luna (Laura Gemser), quest’ultima capace di sedurre entrambi i visitatori, nel frattempo costretti a combattere contro questi zombi lenti e barcollanti.
Quella di Joe D’Amato è una pellicola a cui manca il ritmo: la possiamo ricordare più per alcune singole scene che per l’insieme, tutto sommato trascurabile anche dal punto di vista del gore. E’ il trash però a farla da padrona, grazie a un paio di sequenze indimenticabili, come quella dell’evirazione ma soprattutto quella con protagonista una ballerina che stappa una bottiglia di champagne con la vagina! Il trucco c’è ma non si vede, però con queste immagini il regista si dimostra anche capace di scherzare con la pornografia, senza prendere tutto sul serio.
“Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi” (in compagnia di altri memorabili titoli) è quanto di più sconclusionato possa essere uscito a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta, ma se tralasciamo per un attimo i dialoghi farseschi e l’inefficacia di un plot troppo dilatato, la commistione tra sesso e horror riesce a creare qualcosa di realmente particolare. In questa sede continuiamo a preferire di gran lunga il successivo “Porno Holocaust” (nel quale l’amalgama tra le due componenti è molto più pronunciata, pensiamo al membro gigante del mostro), ma al di là dei dettagli anatomici, il film in esame rimane l’ennesimo b-movie italiano che non si può non guardare con estrema simpatia.
(Paolo Chemnitz)