di Don Sharp (Gran Bretagna, 1973)
“Psychomania” è considerato in Gran Bretagna un piccolo cult, inoltre proprio lo scorso anno è stata pubblicata in patria una versione restaurata per il mercato home video con tonnellate di extra e altro materiale celebrativo incluso. In realtà però siamo al cospetto di un inoffensivo quanto bizzarro biker movie dai risvolti sovrannaturali, un raro connubio tra horror e motociclette come pochi altri che trovarono spazio durante il primo scorcio dei 70s (“La Notte Dei Demoni” di Michel Levesque è uno di questi).
Tom Latham è il leader di una gang di motociclisti denominata The Living Dead, un ragazzo carismatico (ricorda in parte Alex di “Arancia Meccanica”) appassionato di occultismo. Sua madre a casa pratica sedute spiritiche e proprio da lei apprende che – una volta stipulato un patto con il maligno – si può tornare in vita e diventare immortali. Tom decide così di suicidarsi e allo stesso tempo istiga gli altri membri della gang a compiere questo gesto estremo, in modo tale da poter risorgere per potersi dedicare a nuove infinite scorribande teppistiche nella vicina città. Le cose ovviamente non vanno per il verso giusto.
Il regista Don Sharp non era di certo l’ultimo arrivato: il suo curriculum includeva alcuni film di casa Hammer (tra cui “Il Mistero Del Castello” del 1963) e una lunga esperienza dietro la macchina da presa iniziata già nella seconda metà degli anni cinquanta. “Psychomania” soffre però di uno script non impeccabile e forse anche dell’assenza di quel pizzico di cattiveria che si poteva già riscontrare in molti altri prodotti contemporanei. L’alone di culto suscitato dalla pellicola si può quindi ricollegare essenzialmente all’aspetto iconografico di questi giovani ribelli, un look che si esalta nelle inquadrature di gruppo (le mascherine scheletriche sono fantastiche), sicuramente suggestive per lo sguardo dello spettatore. Niente male anche le schitarrate psych-rock della colonna sonora, ma in generale tutta l’opera si differenzia non poco dai classici biker movie americani visti in quegli anni, complici appunto quelle atmosfere post-gotiche di cui è intrisa la storia (non a caso ci troviamo nella campagna inglese del Surrey). Inoltre proprio lo stesso Sharp qui rimette in circolo alcune situazioni che aveva già sfruttato nel suo valido “Witchcraft” (1964), come la presenza delle rane o la tematica legata ai suicidi.
“Psychomania” (negli Stati Uniti è per tutti “The Death Wheelers”) è un film curioso che ogni appassionato di b-movie dovrebbe almeno conoscere, al di là del suo reale valore qualitativo. Una gang di motociclisti morti e poi tornati in vita ha sempre il suo fascino, con tutte le limitazioni dettate dalla palese inconsistenza dell’opera: fatevi quindi due conti tenendo in considerazione quanto detto, nel caso vi balenasse l’idea di guardarlo.
(Paolo Chemnitz)