di Sam Raimi (Stati Uniti, 1987)
La trilogia composta da “La Casa” (1981), “La Casa 2” (1987) e “L’Armata Delle Tenebre” (1992) non ha certo bisogno di presentazioni. Si tratta di pellicole che hanno segnato un’intera generazione di appassionati di horror, un’attenzione che non si è mai arrestata rigenerandosi definitivamente con la serie di successo “Ash vs Evil Dead”. Dedichiamo quindi un piccolo ma doveroso omaggio a quello che – a nostro avviso – è il capolavoro assoluto di Sam Raimi, “La Casa 2” (“Evil Dead II”), spesso considerato erroneamente un semplice remake del film originario: in realtà questo secondo capitolo è la naturale opera di raccordo tra il primo e l’ultimo step della trilogia, un prodotto con la sua precisa identità che scivola via seguendo ma non riproponendo alcuni passaggi del celebre prototipo.
La genialità presente nel film è riconducibile proprio alle continue autocitazioni che Raimi si concede scena dopo scena, accentuando fino all’esasperazione lo splatter e il black humour. Nella prima circostanza, un budget dieci volte maggiore rispetto a “La Casa” permette al regista di divertirsi in lungo e in largo, mentre nel secondo caso, il vero punto di forza ha solo un nome e un cognome: Bruce Campbell. Quello dell’attore del Michigan si rivela un dono innato, una capacità di saper recitare anche solo con la mimica e con le espressioni del volto (la cosiddetta comicità slapstick) che gli permette di entrare definitivamente tra i personaggi più amati del cinema horror, il classico eroe per una notte con tutti i suoi pregi e suoi bizzarri difetti. Bruce Campbell e Ash sono la stessa cosa, impossibile scinderli, eppure molti attori non sopportano la persistente identificazione con i loro alter ego, anzi evitano di ripetere la stessa formula con il trascorrere degli anni. Ma è appunto in questo lungometraggio che l’immagine del protagonista viene rappresentata al suo apice inarrivabile: un fucile a canne mozze nella mano sinistra e una motosega al posto della mano destra. Un mito poi riapparso persino nei fumetti e nei videogiochi e in seguito giustamente celebrato dalla rivista Empire con queste calzanti parole: “Ash è la sciocca parodia dei più classici eroi dei film d’azione, proprio questo motivo lo rende indistruttibile, delirante e allo stesso tempo iconico”.
“La Casa 2” è un incubo surreale senza un preciso riferimento temporale, ce ne accorgiamo soprattutto nell’allucinante epilogo (perfettamente concatenato con l’incipit del film successivo) e nelle assurdità in cui ci imbattiamo di continuo (la lotta tra Ash e la propria mano in cucina, gli oggetti del soggiorno che si animano e ridono, l’occhio che schizza e si infila in bocca, l’interazione colloquiale del protagonista con le creature o parti di esse e così via), una dimensione parallela dove l’intento del regista non è solo quello di farci sorridere sulle disgrazie che avvengono in quella baracca, poiché nel pacchetto è inclusa una dose di follia non indifferente e per nulla consolatoria, un orrore che genera tensione e raccapriccio senza via di uscita (il ponte crollato circoscrive a un luogo preciso le terribili vicende). Ecco che così “La Casa 2” (e tutta la trilogia) non è altro che uno stato mentale in incessante tumulto, un frullato di idee incastonate alla perfezione tra loro, nonostante una storia di base semplice e un’ispirazione che passa dal cinema giapponese (“Hausu” è una visione obbligatoria per conoscere a fondo le prime influenze del regista) fino a Howard Phillips Lovecraft (il Necronomicon Ex-Mortis è ovviamente mutuato da quello dello scrittore di Providence). Se il genere horror è immortale lo dobbiamo anche all’opera di Sam Raimi.
(Paolo Chemnitz)