Bed Time

bed-timedi Jaume Balagueró (Spagna, 2011)

Dopo il successo ottenuto con “[Rec]” (2009) e “[Rec]²” (2011), il catalano Jaume Balagueró abbandona momentaneamente il timone che aveva condiviso insieme al collega Paco Plaza, lasciando che sia lui a dirigere il terzo “[Rec]³: Génesis” (2012), prima di ritornare alla regia della celebre saga con la chiusura definitiva del cerchio (il trascurabile “[Rec]4: Apocalipsis” del 2014).
Con “Mientras Duermes” (conosciuto con il titolo internazionale “Bed Time”) Balagueró si sdogana dal trend dominante del periodo (found footage) per tuffarsi dentro le viscere di un thriller paranoico, ossessivo e per certi versi disturbante, sceneggiato per l’occasione da Alberto Marini (suo anche il romanzo omonimo pubblicato quasi in contemporanea). Il film è incentrato sul personaggio di César (un Luis Tosar sempre eccelso), un sociopatico completamente insoddisfatto della propria vita: l’uomo lavora come portiere di un condominio, trascorrendo le sue giornate a studiare con grande astuzia tutti gli inquilini del palazzo, di cui conosce la loro quotidianità nel dettaglio. Ma César è invidioso, è infimo, così inizia a prendere di mira i vari abitanti dello stabile, infliggendo loro ogni forma di angheria (“voi non potete nemmeno immaginare cosa significhi alzarsi ogni mattina senza una motivazione. L’unica cosa che mi dà sollievo è sapere che anche gli altri sono infelici. E io ci metto tutto il mio impegno affinché lo siano”).
La vittima preferita di César è Clara, una ragazza molto solare, dolce e ottimista, caratteristiche che fanno di lei la persona che egli odia più di chiunque altro. Lacerato dal desiderio di distruggere la sua felicità, l’uomo decide di spingersi fino al limite pur di renderle la vita un inferno. In quanto portiere, César possiede una copia delle chiavi di ogni appartamento e se ne serve per introdursi in casa della giovane, nascondendosi sotto al suo letto per poi narcotizzarla nel sonno con del cloroformio (in modo tale da essere libero di compiere qualche atto spregevole che possa creare dei danni alla ragazza). Presto però queste azioni sfuggono di mano al protagonista, costretto ad affrontare il pericolo che qualcuno possa scoprire i suoi piani subdoli.
“Bed Time” è un film tesissimo che cresce col il passare dei minuti, sfociando in una seconda parte malsana che trasuda malessere e atroce cattiveria. Lo sguardo funereo ma orribilmente sincero di César simboleggia un dolore inestirpabile che l’uomo riesce ad alleviare solo osservando le disgrazie altrui: un ammissione (e trasmissione) di disagio che alcuni non sono capaci di confessare, nascondendo i loro problemi sotto la consueta maschera quotidiana (il sorriso di Clara è inequivocabile, anche quando la sua giornata parte con gli scarafaggi dentro casa). Va sempre tutto bene, ma non è così.
Jaume Balagueró dirige senza grandi scossoni ma porta a termine un lavoro costruito sulla grande intensità emotiva che attraversa i personaggi principali, nonostante un plot a volte inverosimile che si agita in un valzer di situazioni appiccicate con un po’ di fantasia. Ma ciò che importa è il risultato complessivo, ben al di sopra delle aspettative e con un paio di scene che non si dimenticano facilmente: “Bed Time” è un esempio asfissiante di cinema psicologico che genera angoscia nello spettatore, scatenando riflessioni postume sull’infelicità dilagante che attanaglia il genere umano. Quella mancanza di prospettive che provoca le reazioni più sadiche e crudeli.

4

(Paolo Chemnitz)

Bed Time

 

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