Sentinel

sentineldi Michael Winner (Stati Uniti, 1977)

Il primo squarcio di “Sentinel” è un panorama su Firenze con uno stacco sulla campagna circostante, mentre risuona il tocco delle campane e alcuni alti prelati fanno il loro ingresso dentro una chiesa. Un incipit made in Italy un po’ come era avvenuto per “The Omen” (1976), quella santità cattolica tipica del nostro paese che poi viene messa direttamente in contrasto con il maligno. Anche se “Sentinel”, più che guardare al film di Richard Donner, si rivolge alla paranoia del cinema di Roman Polanski.
La bella top model Alison Parker si trasferisce in un appartamento con vista a Brooklyn, un vecchio stabile di proprietà della diocesi di New York nel quale all’ultimo piano risiede un prete cieco che trascorre la maggior parte del tempo dietro la finestra. Presto la ragazza inizia a soffrire di strani disturbi fisici e ad avere allucinazioni, quel palazzo nasconde infatti qualcosa di inquietante e la giovane non conosce ancora il suo ruolo all’interno di una vicenda dal sapore oscuro e demoniaco.
Questa pellicola rappresenta una curiosa incursione nell’horror da parte di Michael Winner, regista più volte impegnato in spy movie, action e polizieschi (tra cui l’immancabile “Il Giustiziere Della Notte”). La storia, in principio piuttosto semplice e lineare, nella seconda parte del film diventa sempre più contorta: Winner mescola riferimenti intellettuali (il latino, Dante e John Milton) a un susseguirsi di immagini visionarie e terrificanti, come l’incredibile sequenza notturna con l’apparizione del padre di Alison (raccapricciante e con un epilogo splatter) o nel finale di culto dove il regista ha scritturato un esercito di mostruosi freak per dieci minuti conclusivi da incubo assoluto. Anche se la sceneggiatura è meno limpida rispetto ad altre opere di taglio simile, “Sentinel” vive di alcuni lampi che restano ben impressi nella mente: le inquadrature del palazzo (con il prete alla finestra) mettono i brividi addosso, così come quel gusto pittorico che nelle ultime battute del film riporta alla mente le deformità di Francisco Goya, un insieme di sfaccettature horror che sopperiscono al taglio derivativo dell’opera (“Rosemary’s Baby” e “L’Inquilino Del Terzo Piano” restano comunque irraggiungibili). Cast in ottima forma, con una memorabile prova di Cristina Raines (Alison) e poi ancora Chris Sarandon, Martin Balsam e John Carradine a completare una squadra vincente.sentinel, l'aldilà
Lucio Fulci è rimasto sicuramente impressionato da questa pellicola: “…E Tu Vivrai Nel Terrore! L’Aldilà” (1981) non solo riprende l’idea della porta dell’inferno ma si riallaccia ad alcune suggestioni iconografiche presenti nel lavoro di Michael Winner, come gli occhi vitrei o l’immagine frontale della donna con i cani al guinzaglio (che nel film di Fulci è uno solo, la foto qui a destra chiarisce in maniera eloquente il parallelismo).
“Sentinel” è un tassello di indubbia qualità all’interno del suo genere di riferimento, un’opera da rivalutare in toto a distanza di ben quarant’anni dalla sua uscita. In versione uncut, possibilmente.

4

(Paolo Chemnitz)

sentinel1

sentinel-1977

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