Rieccoci qui per il consueto appuntamento annuale con i film che hanno segnato maggiormente i nostri ultimi dodici mesi. Più che una classifica vera e propria, una lista della spesa per riassaporare o scoprire qualche perla uscita durante il corso del 2017, sia in sala che in edizione home video (come al solito includiamo anche pellicole viste nei festival e ancora inedite in Italia). Cinema di genere, cinema drammatico dalle tematiche scomode ma soprattutto thriller e horror, come da prassi.
Dalla lunga carrellata sono escluse quelle opere, reperibili in Italia solo da poco, già però trattate nell’articolo riguardante il 2016. Per approfondire ulteriormente i vari lungometraggi, cliccate sul titolo del film e sarete rimandati alla recensione completa, buona lettura!
01) “Mother!” di Darren Aronofsky
Il caos vomitato in faccia allo spettatore per un film che ha spaccato letteralmente in due sia il pubblico che la critica. Qui però lo abbiamo adorato. In un pianeta Terra sulla via della distruzione, la sacralità della vita familiare viene squarciata da un cataclisma biblico, un’invasione (dis)umana che mina la quotidianità di una candida madonnina, una bravissima Jennifer Lawrence. Sontuoso e apocalittico.
02) “Pieles” di Eduardo Casanova
Un grande debutto supportato dal guru Álex De La Iglesia. Un film sulla diversità e sulla non accettazione di essa, con protagonisti alcuni personaggi surreali che vivono e lottano in un mondo maledettamente pop. La deformità dentro la casa di Barbie: un luogo dalle patinate e colorate scenografie, ma solo in apparenza perfetto e non ostile. “Pieles” è sensibile, intelligente e tremendamente weird. Cultissimo.
03) “Loveless” di Andrey Zvyagintsev
Gran premio della giuria a Cannes, “Loveless” è un ennesimo ritratto della Russia dei giorni nostri devastata dall’individualismo. Un dramma nerissimo con al centro delle vicende una coppia sulla via del divorzio e un figlio ripudiato che a un certo punto sparisce. Tutto questo in un paesaggio gelido, alienante, perso tra palazzoni periferici e una nebbia che non lascia speranze. Pessimismo irreversibile.
04) “Antiporno” di Sion Sono
Un grande ritorno per il genio di Sion Sono. Un film breve ma veramente intenso, una metafora sull’emancipazione femminile suggerita in maniera talmente fantasiosa da sorprenderci di continuo. Il riferimento ai gloriosi Roman Porno è solo un pretesto per raccontare le frustrazioni quotidiane di Kyôto, qui nel ruolo di carnefice e poi di vittima. Energia, colori, sadomasochismo e il metacinema che non ti aspetti.
05) “Elle” di Paul Verhoeven
Il colpo di coda di un regista da sempre apprezzato. Un dramma psicologico originale, possente e disturbante quanto basta, incentrato su una protagonista totalizzante (Lei, non poteva esserci titolo più eloquente), una Isabelle Huppert come al solito a suo agio in un ruolo controverso. “Elle” è la storia di uno stupro non denunciato, un gioco tra il gatto e il topo con una serie di personaggi repressi sullo sfondo. Deviato.
06) “The Childhood Of A Leader” di Brady Corbet
Un altro debutto di alto livello, con uno sguardo concettuale a “Il Nastro Bianco” di Michael Haneke. “L’Infanzia Di Un Capo” (questo il titolo italiano) è infatti un dramma storico che ripercorre la vita di un bambino, Prescott, futuro dittatore. Un clima austero ci accompagna per mano attraverso perverse dinamiche psicologiche. Con la famiglia disfunzionale messa in ginocchio dalla potenza dell’ego distruttivo.
07) “A Prayer Before Dawn” di Jean-Stéphane Sauvaire
La vera storia di Billy Moore, riuscito a sopravvivere a una terrificante esperienza nelle carceri thailandesi grazie al suo talento nel Muay Thai. Un prison movie estremo senza regole e senza respiro, tra criminali tatuati dalla testa a piedi, stupri e suicidi. Poi, il percorso di redenzione, con il giovane Billy attaccato alla sua unica possibilità di salvezza. Cinema fisico e muscolare, un elogio del sangue e del sudore.
08) “Nocturama” di Bertrand Bonello
Perché “Nocturama” è un film che fa paura? Semplice, si tratta di un’opera premonitrice. Troppo pericoloso sbattere in faccia allo spettatore una Parigi sconvolta da una serie di attentati (“ciò doveva accadere, prima o poi doveva accadere”). Protagonisti alcuni ragazzi di varie etnie che in seguito ritroviamo barricati di notte in un centro commerciale, come in un film di Romero ma senza zombi. Straniante.
09) “The Eyes Of My Mother” di Nicolas Pesce
Uscito a cavallo tra il 2016 e il 2017, questo horror di matrice art-house è stata la prima vera sorpresa dell’anno. Un film in b/n che gira attorno alla figura della giovane Francisca. Suo padre è morto ma il cadavere in putrefazione resta in casa, mentre nel fienile qualcuno finisce incatenato. Il dramma psicologico di una mente disturbata, per un lavoro che più che raccontare, mostra (con ottime inquadrature). Macabro.
10) “Brimstone” di Martin Koolheven
Il sadowestern che ha scandalizzato la critica benpensante. Di solito, quando un lavoro viene massacrato così tanto, siamo quasi convinti che sia il film giusto per noi. “Brimstone” forse dura troppo e nella parte finale mostra un po’ la corda, ma questi quattro capitoli biblici sono portatori di malvagità e perversione ai massimi livelli. Con la protagonista (Dakota Fanning) sommersa da un’atmosfera opprimente. Cinema sulfureo.
11) “Hounds Of Love” di Ben Young
Due psicopatici rapiscono una ragazza e la incatenano all’interno del loro appartamento. Una casa degli orrori dove finiscono (e spariscono) tante altre giovani di cui non si sa più nulla da tempo. Ma questo film australiano ha una storia nella storia, poiché presto sposta la nostra attenzione sulle malsane dinamiche psicologiche della coppia di serial killer. E succede di tutto.
12) “Raw” di Julia Ducournau
Non poteva mancare un ferale film francese nella nostra lista nera. Non un capolavoro (come in molti hanno urlato), ma sicuramente l’opera più chiacchierata e controversa del 2017. Una ragazza vegetariana, una scuola di veterinaria e un rituale di iniziazione che consiste nel mangiare un piccolo rene di coniglio. Da qui la repulsione (le piaghe) e poi l’accettazione (il cannibalismo), per un coming of age carnivoro e ossessivo.
13) “Scappa – Get Out” di Jordan Peele
Il miglior prodotto Blumhouse del 2017, per quanto ci riguarda. Un thriller (nella prima parte) che lentamente sprofonda nell’horror (anche se con il trascorrere dei minuti si tende a esagerare). Sullo sfondo, il controverso rapporto tra neri e bianchi, in questo caso non una famiglia razzista, ma gente della middle-class che in passato ha votato per Obama. Presto però l’ipocrisia liberal-democratica viene smascherata e l’incubo ha inizio.
14) “The Villainess” di Jung Byung-Gil
Finalmente un action estremo dalla Corea del Sud. Ventisette anni dopo “Nikita”, viene riproposta l’idea di una donna condannata all’ergastolo ma successivamente arruolata nei servizi segreti. La soggettiva videoludica iniziale riporta in mente “Hardcore”, ma presto la telecamera cambia prospettiva e saliamo sulle giostre. Ottime coreografie, tanta violenza e alcuni passaggi introspettivi per un lavoro molto valido e intrigante.
15) “The Evil Within” di Andrew Getty
Un film sospeso tra il sogno e l’incubo. Un horror maledetto a cui sono serviti ben quindici anni per la realizzazione (nel frattempo il regista è passato a miglior vita). E’ la storia di un ragazzino mentalmente disturbato che resta ammaliato dalla sua immagine riflessa in un grande specchio. Ma una presenza demoniaca si intromette e questo gioco del doppio prende i binari di un delirio infernale. Visionario e (auto)distruttivo.
In appendice, segnaliamo qualche altro titolo sicuramente meritevole: “I, Olga Hepnarová”, “My Father Die”, “Autopsy”, “Thelma”, “1922”, “Shin Godzilla”, “Destruction Babies”, “It Stains The Sands Red”, “L’Amant Double”, “Dark Night”, e “Goat”.
Off-topic: il geniale trionfatore di Cannes (“The Square”), il poetico ritorno di Jim Jarmusch con “Paterson” e il western revisionista “Hostiles” che presto vedremo al cinema in Italia.
Alla prossima!
Articolo a cura di Paolo Chemnitz