Thelma

thelmadi Joachim Trier (Norvegia/Francia/Svezia, 2017)

Che Joachim Trier non fosse uno sprovveduto lo si era capito fin dai tempi del suo primo lungometraggio, “Reprise” (2006), seguito dall’ottimo “Oslo, August 31st” (2011) e dal più recente “Segreti Di Famiglia” (2015). Accanto a lui, come sempre, il fido sceneggiatore Eskil Vogt (nel suo curriculum troviamo anche il valido “Blind” del 2014, da lui diretto). Con “Thelma” ci spostiamo verso territori più inquietanti, l’opera infatti è un thriller psicologico che in alcuni frangenti sfiora persino le derive tipiche del cinema horror sovrannaturale.
La giovane protagonista (Thelma, appunto) è una studentessa di biologia trasferitasi in città dalla sua casa in mezzo alla natura, dove vivono ancora i suoi genitori (fermamente religiosi e con lei molto apprensivi). Questo distacco permette alla ragazza di assaporare la libertà: conosce alcuni coetanei e si innamora di una collega (Anja), ma con un prezzo alto da pagare. Thelma soffre di attacchi epilettici, i quali in realtà nascondono qualcosa di veramente sconcertante, un potere della mente capace di far sparire le persone e di sollevare forze oscure devastanti. Lo notiamo subito nella sequenza durante la lezione (gli uccelli che sbattono violentemente contro la finestra e lei a terra in preda alla convulsioni), ma questo è solo l’inizio di un calvario sia per lei che per i suoi cari, prima della tragica e dolorosa rivelazione finale.
“Thelma” è un film simbolico, un percorso di liberazione individuale filtrato attraverso le costrizioni mentali: Trier utilizza alcune metafore (ad esempio il serpente che incarna il peccato) per mettere in scena un dramma psicologico sulla crescita e sulla propria emancipazione. E lo fa con il classico stile scandinavo lento e avvolgente, una regia raffinata che esplode letteralmente nelle immagini legate alle crisi di Thelma. Su tutte, quella all’interno del teatro (dal montaggio sublime) e quella nella piscina, una vasca di acqua che si ricollega direttamente al laghetto accanto alla casa dei suoi genitori (il luogo chiave delle vicende, immortalato anche nel magnifico incipit). Menzione a parte per la brava Eili Harboe (molto sobria e realistica la sua interpretazione della protagonista) e per uno score musicale perfettamente in linea con le atmosfere plumbee della pellicola.
Per il regista norvegese (nato in Danimarca) ancora una conferma di livello, avvalorata dall’ennesima presenza al Toronto International Film Festival (dove Trier ormai è di casa). Perché qui non c’è solo un background concettuale legato indissolubilmente a “Carrie” (1976) di Brian De Palma, ma c’è tanta farina del proprio sacco. Un ritorno importante per un film magico e crudele allo stesso tempo.

4

(Paolo Chemnitz)

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One thought on “Thelma

  1. Pingback: Thelma — Cinema Estremo | l'eta' della innocenza

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