di Mariano Peralta (Argentina, 2007)
“Quando il corpo altrui viene usato come se fosse vuoto, come un oggetto, lì sta la perversione”, parola della psicanalista Silvia Bleichmar. Da questo presupposto prende vita uno dei film più controversi partoriti dal Sud America durante il nuovo millennio, un’indagine sul mondo del deep web che alterna immagini scovate realmente in rete con altre realizzate per l’occasione. Una mazzata non indifferente anche per il pubblico più allenato al cinema di confine: ma “Snuff 102” è tutt’altro che un lavoro indimenticabile.
“Fino a che punto siete disposti a guardare?” è la domanda che dovrebbe porre un limite al voyeurismo 2.0 della generazione di internauti, ma la possibilità di sondare con un semplice clic il lato oscuro del web può rappresentare per l’individuo il fatidico salto nel buio: in questo modo travalicare i confini del lecito diventa una scelta incosciente anche se consapevole. “Snuff 102” cerca di riflettere su queste tematiche e lo fa attraverso la figura di una giornalista, intenzionata a scrivere un reportage sull’indicibile violenza nascosta tra le maglie virtuali di un personal computer. La protagonista intervista un uomo e con lui discute di argomenti scabrosi come la pornografia, la misoginia, il feticismo e il ruolo dei mass-media, ma il regista Mariano Peralta inframezza questo timido momento di quiete con alcune scene di tortura, le quali coinvolgono tre donne (la Vittima 100, la Vittima 101 e la Vittima 102). La centoduesima è proprio la giornalista, di cui presto conosciamo le vicende grazie all’ausilio di un flashback illuminante.
La trama è talmente esigua che la durata di oltre cento minuti risulta alquanto spropositata: a questo bisogna aggiungere una realizzazione amatoriale poco incline a destare la nostra attenzione. Peralta alterna il bianco e nero con accese e calde saturazioni nelle sequenze più feroci, lasciando che a parlare siano le urla delle vittime e un tappeto musicale insistito quanto disturbante. L’aspetto sonoro è sicuramente riuscito, ma non basta a risollevare le sorti di un prodotto che già dopo la prima mezzora comincia a tirare la corda. E si sbadiglia che è un piacere.
Se il regista argentino voleva farci meditare sull’argomento, il suo tentativo non è andato di certo a buon fine, poiché le pseudo-pretese intellettuali di “Snuff 102” risultano insignificanti e mai realmente capaci di concretizzarsi in qualcosa di intelligente. Restano così sul piatto alcune immagini shock, come quella del maiale sgozzato (probabilmente un filmato di repertorio) o quelle relative al sadismo perpetrato dal feroce aguzzino verso le tre malcapitate (anche se spesso le ombre presenti sul set dominano la scena, lasciandoci intuire più che vedere).
“Snuff 102” non è il cinema estremo che scuote la nostra mente, soprattutto se visionato dopo caterve di prodotti dai simili contenuti ma dalla profondità concettuale più efficace e tangibile. Qui ci si annoia parecchio, nonostante un marciume di fondo che a tratti riesce ad assestare qualche colpo basso di buona fattura: al di là però delle atmosfere generali e dello sforzo messo in mostra dal regista (con mezzi tecnici davvero risicati), il film non lascia assolutamente nulla a fine visione. Tanto fumo sì, ma dell’arrosto non c’è traccia.
(Paolo Chemnitz)