Maria Full Of Grace

maria full-of-grace-posterdi Joshua Marston (Colombia/Ecuador/Stati Uniti, 2004)

Joshua Jacob Marston è un regista americano che si è fatto le ossa come fotografo durante la guerra del Golfo nel 1990. L’ambiente giornalistico prima e in seguito gli studi accademici hanno stimolato in lui la voglia di confrontarsi con il mondo, spostando il suo raggio d’azione lontano da quello del cinema indie statunitense. Ecco come nasce l’interesse per i muli della droga colombiani, una ricerca peculiare che lo porta a realizzare il suo primo lungometraggio (da lui stesso sceneggiato).
“Maria Full Of Grace” gioca sugli equivoci fin dal titolo e dalla locandina: piena di grazia, con quell’ostia che in realtà è un ovulo di cocaina, l’immagine innocente di una minorenne come tante che per fuggire da una vita infelice si rifugia in una missione rischiosa, dolorosa, il più delle volte mortale per chi la compie. Un dramma che coinvolge un giro di persone senza più obiettivi e speranze, uomini e donne che per un po’ di soldi si imbottiscono lo stomaco di droga viaggiando poi dal Sud America agli Stati Uniti o in altri luoghi di smercio.
Il regista parte a monte della storia: María Álvarez (una magnifica Catalina Sandino Moreno, poi premiata al Festival di Berlino) è incinta di due mesi, la sua famiglia ha gravi problemi economici e il suo lavoretto (togliere le spine ai mazzi di rose) non è certo remunerativo. Finisce così nel giro sbagliato e da qui inizia il suo calvario: dal rituale disturbante di decine e decine di ovuli buttati giù nell’esofago (Joshua Marston si attiene alla realtà dei fatti senza nascondere nulla) la tensione si trasferisce sull’aereo per New York, nel quale tra sudore freddo e momenti di panico María e le sue colleghe fanno di tutto per passare inosservate. Restiamo con il groppo alla gola e con il fiato sospeso, col trascorrere dei minuti la sceneggiatura si arricchisce di particolari che non fanno altro che accrescere il nervosismo nello spettatore, anche se con l’arrivo in America il film cambia prospettiva puntando su altri aspetti forse meno palpitanti ma pur sempre drammatici (le bugie, un cadavere scomodo e infine la drastica ma inevitabile scelta conclusiva).
“Maria Full Of Grace”, coprodotto tra Colombia, Ecuador e USA, è un lavoro di grande spessore che lascia il posto ad amare riflessioni dopo i titoli di coda: si è disposti a qualunque cosa pur di raggiungere gli Stati Uniti, un luogo di salvezza che per tanti individui rappresenta un sogno da inseguire. Marston si muove dentro un realismo molto sofferto e attuale, legato per giunta ai flussi migratori che dai paesi poveri convergono verso quelli ricchi. Quasi un’indagine giornalistica, che ritorna anche nel successivo e valido “La Faida” (2011), dove stavolta ritroviamo il regista tra i clan albanesi ancora fedeli a un crudele sistema di giustizia feudale. Un cinema intenso e sincero che racconta con passione le brutture del nostro pianeta.

4,5

(Paolo Chemnitz)

maria

 

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