di Stephen King (Stati Uniti, 1986)
“Camion” (“Trucks”) è un racconto di Stephen King contenuto nella sua prima raccolta “A Volte Ritornano” (“Night Shift”), pubblicata nel lontano 1978. Da questa storia è stato tratto l’unico film con King alla regia, “Brivido” (il titolo originale è “Maximum Overdrive”), un lavoro che nonostante alcuni evidenti limiti è rimasto incastonato nell’immaginario fantahorror degli anni ottanta.
Una tranquilla giornata di giugno si trasforma in un incubo per gli abitanti di una cittadina del North Carolina, il passaggio di una cometa ha infatti creato scompiglio sulla Terra (la tecnologia si ribella al controllo umano e accadono fatti inspiegabili di ogni tipo). La prima parte del film si rivela alquanto divertente, proprio perché il regista ci mostra tutta una serie di avvenimenti inquietanti legati agli influssi nefasti di questo corpo celeste: un uomo (interpretato dallo stesso King) viene insultato da un bancomat, un ponte levatoio si apre senza essere comandato (causando un grande tamponamento), uno schiacciasassi uccide un ragazzino, un coltello elettrico provoca una ferita sul braccio di una cameriera, mentre un tir in sosta investe e travolge l’autista davanti alla stazione di servizio Dixie Boy, la location dove si svolgono gran parte degli eventi. Proprio qui un gruppo di superstiti resta asserragliato all’interno del ristorante, circondato da un corteo di camion che cominciano a girare vorticosamente attorno alla stazione, senza che nessuno sia alla loro guida. Chi prova a fuggire viene barbaramente ucciso.
“Brivido” gioca sulla tematica dell’assedio, lasciando però in secondo piano la tensione (purtroppo impalpabile). I personaggi sono troppi e non è facile entrare in sintonia con loro, soprattutto con qualche macchietta infilata nel film giusto per strapparci un sorriso (una scelta non del tutto riuscita). Messa quindi in archivio una timida deriva comedy, a Stephen King non resta che focalizzarsi sulla potenza iconografica dei vari autocarri (di uno in particolare) e sulle suggestive atmosfere apocalittiche che calano con l’arrivo delle tenebre (notevole il contrasto tra la luce verde nel cielo e le insegne a neon della pompa di benzina). Anche perché durante la seconda parte “Brivido” tende a sfaldarsi e a diventare ripetitivo, tra soluzioni registiche prive di inventiva e una risoluzione del mistero decisamente risibile.
Nonostante tutto, gli appassionati del cinema anni ottanta qui troveranno molti elementi degni di essere ricordati: un retrogusto sci-fi che sembra sbucare fuori da una vecchia pellicola di fantascienza, gli stereotipi (sia positivi che negativi) tipici di quel decennio e una colonna sonora degli AC/DC non proprio adatta al contesto ma energica al punto giusto. Con la convinzione che un film del genere, in mano a John Carpenter, sarebbe potuto diventare un piccolo capolavoro, quasi un’appendice del classico “Christine” (1983) da lui diretto e sempre tratto da un’opera di Stephen King. Non resta quindi che accontentarsi di qualche scena deliziosa e della nostalgia legata ai ricordi di quando “Brivido” lo trasmettevano in TV. Forse all’epoca sembrava anche più bello.
(Paolo Chemnitz)