di Enzo G. Castellari (Italia, 1974)
Con Enzo G. Castellari il cinema poliziottesco diventa puro spettacolo e l’azione prende decisamente il sopravvento, supportata da una regia tra le più dinamiche e frenetiche viste in Italia durante quel periodo. Il regista romano contribuì al successo del genere con tre pellicole importanti: “La Polizia Incrimina La Legge Assolve” (1973), “Il Cittadino Si Ribella” (1974) e “Il Grande Racket” (1976), pellicola quest’ultima che sposta la location da Genova a Roma.
Castellari come al solito parte a razzo, prima con una serie di immagini che riprendono furti e rapine (l’esasperazione della criminalità) e poi con una scena madre indimenticabile, l’irruzione da parte di un gruppo di malviventi all’interno di un ufficio postale. Qui l’ingegnere Carlo Antonelli (Franco Nero), un cittadino qualunque, ha appena tirato fuori dalla tasca un milione di lire per pagare un contrassegno, ma i delinquenti non solo mettono a ferro e fuoco il locale (malmenando uomini e donne), ma rapiscono il protagonista picchiandolo durante la fuga in auto tra le strade del capoluogo ligure. La polizia non lo conforta minimamente nella risoluzione del caso (Carlo insinua una presunta collusione tra istituzioni e malavita), così l’uomo inizia la sua sfida personale, infiltrandosi negli ambienti malfamati del porto di Genova per cercare vendetta, a tutti i costi.
La tematica principale del film rimanda sicuramente al contemporaneo “Il Giustiziere Della Notte” (1974) di Michael Winner, ma Castellari non costruisce un antieroe in conflitto con il mondo deviato della metropoli, anzi egli infonde una certa umanità nel personaggio di Carlo, capace di stringere amicizia con un piccolo criminale (un ottimo Giancarlo Prete nel ruolo di Tommy) che lo aiuta nella sua missione. Un compito specifico quindi, diretto come un boomerang che torna indietro per cercare di ristabilire l’ordine preesistente (non a caso durante la visione del film ritroviamo quel manifesto scritto dal padre del protagonista mentre era in corso l’occupazione tedesca, dal titolo eloquente: italiani ribellatevi).
Sono molti gli ingredienti che funzionano: il montaggio, la violenza insistente di alcune immagini (grazie all’uso del ralenti), un manipolo di bravi caratteristi (Romano Puppo infame e sadico ai massimi livelli), la valida ed epica colonna sonora curata dai fratelli De Angelis e quel finale da western urbano enfatizzato dalla crescente drammaticità degli eventi. “Il Cittadino Si Ribella” si rivela così una delle pellicole più influenti del filone (nonostante un plot tutt’altro che originale), un lavoro che sostituisce un qualsiasi indifeso individuo (solo contro tutti) al testardo commissario di ferro pronto a compiere le indagini aggirando la legge stessa (Maurizio Merli insegna).
Anni dopo, William Lustig prenderà ispirazione (anche) da questo film per il suo “Vigilante” (1982), senza dimenticare l’onnipresente Quentin Tarantino che tanto deve al nostro Castellari. Per gli appassionati del genere, “Il Cittadino Si Ribella” è un must da non perdere.
(Paolo Chemnitz)
Una pietra miliare del poliziottesco all’italiana
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