di Sean Byrne (Australia, 2009)
Quando il torture porn incontra il pop. In effetti, con un semplice gioco di parole, potremmo dire che “The Loved Ones” è un torture-pop. Il debutto di Sean Byrne è stato un fulmine a ciel sereno: una formula neppure troppo originale, rivisitata però con estrema intelligenza e con un magico tocco di black humour grottesco. La cornice in cui si muove questo film trasforma così la tortura in un gioco innocente, quasi inconsapevole, incastonato tra palloncini colorati e vestitini rosa, per una festa gioiosa capace di smorzare quel sadismo altrimenti troppo artefatto per essere preso realmente sul serio.
Dopo la morte del papà a causa di un incidente stradale, il giovane sopravvissuto Brent (Xavier Samuel) si dedica alle sue uniche fonti di felicità, la fidanzata Holly e la musica metal. Il ballo di fine anno però è alle porte e il protagonista viene stressato da una sua coetanea, Lola, follemente innamorata di lui e decisa a partecipare all’evento in compagnia del povero malcapitato. Il gentile rifiuto di Brent scatena la sua inevitabile condanna: Lola infatti è una psicopatica che con il padre costituisce una coppia di degenerati e perversi assassini. Il ragazzo, una volta rapito, viene legato a una sedia in una casa degli orrori, dove già in precedenza altre vittime erano state catturate, lobotomizzate e infine gettate in cantina. Sean Byrne però non ci sbatte in faccia il solito appartamento scarno e squallido abitato dal serial killer di turno, ma trasforma l’abitazione dei due aguzzini in un palcoscenico di luci e colori, perché il ballo sta per avvenire comunque, dentro quella stanza e alle condizioni di Lola.
“The Loved Ones” trova il suo punto di forza nei personaggi (pochi ma buoni, eccetto alcune presenze di contorno superflue) e nelle scene legate al sequestro del protagonista, tutte alquanto divertenti ma allo stesso tempo ricche di tensione (i tentativi di fuga) e intrise di buoni momenti splatter (con qualche gustosa variante sempre pronta a sorprenderci). La colonna sonora è piuttosto invasiva, ma il regista sembra mostrare un certo feeling con la musica, in particolare con l’heavy metal: lo notiamo dai dialoghi in automobile durante l’incipit, dalla maglietta di Brent (con l’immagine tarocca di Master Of Puppets) e soprattutto dalla nuova creatura partorita da Sean Byrne, un horror atteso sei anni dal titolo “The Devil’s Candy” (2015), un film pronto a sbarcare in pompa magna nelle sale italiane durante la prima settimana di settembre (noi lo abbiamo già visto e purtroppo non raggiunge i livelli toccati da questa piccola perla del 2009).
“The Loved Ones” si aggiunge a una serie di titoli del cinema di genere australiano contemporaneo apprezzati sia dalla critica che dal pubblico, come il canonico “Wolf Creek” (2005) o il memorabile “The Babadook” (2014), ponendosi come valida alternativa ai teen-horror americani il più delle volte scontati e telefonati fin dai primi minuti. Qui si scherza ma fino a un certo punto, perché la parte conclusiva è un bel vedere e quel rosa dominante presto si trasforma in un caleidoscopio di morte e di follia, con la Principessa Lola in grande spolvero. Troppo amore fa male, è risaputo.
(Paolo Chemnitz)