Eden Lake

eden lakedi James Watkins (Gran Bretagna, 2008)

Con l’inizio del nuovo millennio, l’Inghilterra ha dovuto affrontare un’incredibile impennata riguardo l’aumento della criminalità minorile, salita alla ribalta con una serie di fatti di cronaca piuttosto inquietanti. Baby gang, teppisti, ragazzini a volte neppure quattordicenni ma già invischiati nel giro sbagliato. Una tematica che il cinema d’oltremanica non ha mai trascurato, pensiamo a “Scum” (1979), un durissimo spaccato di vita quotidiana ambientato in un centro di detenzione per questi piccoli delinquenti.
“Eden Lake” può essere identificato come il film di riferimento per le nuove generazioni, solo che questa volta l’azione si sposta nella campagna inglese, in un bosco che circonda un lago in apparenza perfetto per cercare un po’ di relax. Steve (Michael Fassbender) e Jenny (Kelly Reilly) lasciano la città per un weekend romantico in tenda, ma qualcosa di terribile sta per materializzarsi sulla loro strada: una volta sul posto, la coppia si imbatte in un gruppetto di bulli accampati a pochi passi da loro. Musica a palla, schiamazzi, un cane libero di infastidire chiunque, Steve allora prova a parlarci con educazione ottenendo soltanto insulti. Successivamente, quando la situazione precipita (i ragazzi rubano l’auto dell’uomo), assistiamo a una lotta per la sopravvivenza tra le più crude mai viste sugli schermi. “Eden Lake” diventa il survival che non ti aspetti, un concentrato di violenza, sangue e sadismo attraversato da una tensione costante che non si smorza neppure nel beffardo finale, probabilmente il momento più atroce e significativo di tutta la pellicola.
Questa fuga nei boschi è ansia allo stato puro (la scena del capanno tiene con il fiato sospeso), un crescendo di eventi disturbanti e feroci che aggirano il politicamente corretto evitando moralismi e censure (il timido ragazzino dato alle fiamme, curiosamente figlio di immigrati a differenza degli altri teenager). A volte stentiamo a credere che il capetto della gang riesca ad arrivare a tal punto, ma le forzature e le coincidenze sono volute e circolari, passaggi obbligati come l’albero genealogico di una famiglia: il regista James Watkins (qui al suo folgorante esordio) infatti pone l’accento sull’educazione impartita dai genitori ai propri figli, scegliendo una vittima sacrificale non casuale, la maestra Jenny e il suo fidanzato. Una deriva socio-comportamentale che esplode nelle sequenze conclusive del film, quando ormai abbiamo capito chi è il vero manipolatore che coltiva il mostro dentro casa.
“Eden Lake” è l’orrore del cinema anni settanta spostato in Europa e attualizzato ad oggi, perché a far paura c’è un branco di futuri hooligans e non più qualche ritardato mentale sui monti Appalachi o nel profondo Texas. Un ritorno però alla violenza primordiale, selvaggia e concettuale, legata a quella già vista ne “Il Signore Delle Mosche” (1963), opera che all’epoca negava l’innocenza e il presunto candore adolescenziale. Una negazione del futuro quindi, incarnata a dovere anche da questo lavoro: un film importante, coraggioso e non banale, ben interpretato da tutti i protagonisti e capace di scatenare rabbia e pessimismo nello spettatore. La speranza qui è prossima allo zero.

4,5

(Paolo Chemnitz)

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