Lorna

lornadi Russ Meyer (Stati Uniti, 1964)

Vi ricordate la giovanissima Silvana Mangano nelle vesti di una sexy mondina in reggicalze in “Riso Amaro” (1949) di Giuseppe De Santis? Russ Meyer fu talmente colpito dal neorealismo italiano e in particolare da questo film che volle in qualche modo omaggiarlo, con una rilettura ovviamente personale. “Lorna” infatti non è solo la prima pellicola di buon successo del regista, ma è anche un lavoro più autoriale, nel quale la violenza e il sesso fanno la loro comparsa mantenendo comunque un tono più serioso e meno ironico.
Una prosperosa Lorna Maitland (attrice meteora che qui recita al terzo mese di gravidanza) interpreta la protagonista: una donna frustrata e inappagata sessualmente da un amorevole marito che trascorre le sue giornate lavorando in una miniera di sale. La ragazza prima viene importunata e aggredita da due compagni di lavoro del marito e poi si lascia sedurre da un uomo appena evaso dal carcere, il quale riesce a conquistarla in riva al fiume (durante una scena permeata da un erotismo bucolico per l’epoca sicuramente audace). Il destino dei vari personaggi si incrocia in un finale amaro e sconvolgente, nel quale Russ Meyer ricorre addirittura a un elemento surreale (la visione della morte è alquanto suggestiva).
Poco prima dell’avvento della sboccata Tura Satana in “Faster, Pussycat! Kill! Kill!” (1965), il regista americano si affida a una ragazza più timida e introversa, una ballerina selezionata tra 132 candidate: è proprio Lorna il fulcro sul quale si snoda questo dramma rurale di neppure ottanta minuti, un film che lascia trasparire i futuri ingredienti exploitation di Meyer senza però mai calcare troppo la mano. L’opera, pur nella sua semplicità, funziona a dovere concedendosi qualche stramba variazione sul tema, come ad esempio con la figura del predicatore e i suoi sermoni di carattere religioso/peccaminoso. La provincia americana viene descritta attraverso uno scenario da torrido western moderno, con l’uomo a comandare (e a lavorare) e la donna in grado di emanciparsi solo utilizzando il proprio corpo (le tette di Lorna dopotutto sono entrate nella storia).
Il vero Russ Meyer inizia qui, con una pellicola a basso costo che mescola con precisione un manipolo di personaggi sporchi e delle buone atmosfere avvalorate da una fotografia assolutamente efficace. Acerbo quanto vi pare, ma molto ruspante.

3

(Paolo Chemnitz)

lorna_

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