di Colin Minihan (Stati Uniti, 2016)
I morti viventi, nel nuovo millennio, li abbiamo visti in tutte le salse. Oltre agli zombi classici di stampo romeriano, sono (ri)spuntati fuori gli infetti rabbiosi (“28 Giorni Dopo”) e tante altre ramificazioni più o meno riuscite. “It Stains The Sands Red” è una gradita sorpresa poiché rappresenta un valido diversivo alle pellicole sul tema, proprio per le sue curiose peculiarità (che nel cinema dei morti viventi non si vedevano dai tempi del gustosissimo “The Battery”, anno 2012). Perché qui, oltre a un cadavere deambulante, c’è una storia personale di redenzione che ci trasporta oltre le intenzioni di un plot in apparenza semplice e lineare.
Le prime immagini mostrano Las Vegas ridotta in cenere: l’apocalisse non ha risparmiato nessuno, così Molly (una brava ed eccentrica Brittany Allen) fugge in auto nel deserto con il suo fidanzato Nick. Quando la loro macchina resta bloccata nella sabbia, all’orizzonte appare una sagoma barcollante, si tratta di uno zombi affamato che durante la notte banchetta con l’intestino dell’uomo per poi seguire come un fedele cagnolino la giovane protagonista (di cui scopriamo ben presto il controverso e doloroso passato). Molly infatti inizia a percorrere a piedi quelle lande desolate, braccata dalla creatura ma capace di instaurare un rapporto quasi umano con essa, la quale a lungo andare si rivela il pericolo minore durante le varie peripezie che la donna è costretta ad affrontare.
Colin Minihan, regista che insieme a Stuar Ortiz aveva diretto “ESP – Fenomeni Paranormali” (2011), qui lavora da solo tranne che in fase di sceneggiatura (sempre in compagnia di Ortiz), sfruttando al meglio l’assolata location del Nevada ed evitando che il film diventi ripetitivo: con la sola Molly e lo zombi alle calcagna per quasi tutta la durata dell’opera, la noia poteva giungere inesorabilmente, invece “It Stains The Sands Red” è un lavoro capace di stupire nei momenti in cui tutto sembra già scritto, come ad esempio durante i brutti incontri della protagonista nel deserto. Inoltre l’ambiguo rapporto tra la donna e il morto vivente è solo il pretesto per parlare di altro, una camminata sulla sabbia rovente che diventa un rito di passaggio e di purificazione (non a caso il mestruo è un elemento chiave del film), uno snodo cruciale che ripercorre la vita di Molly dall’edonismo iniziale (la sniffata di cocaina) alla rigenerazione della sua esistenza (sotto forma di consapevolezza).
“It Stains The Sands Red” è un prodotto indipendente che dal suo minimalismo di base trae più di una risorsa, il classico esempio di film concreto che già dopo dieci minuti va dritto al sodo (anche con lo splatter, qui discretamente presente). A volte non servono le orde di zombi per tenerci incollati allo schermo, ne basta praticamente uno: il risultato è un film atipico, che brilla di una costante luce propria per novantadue minuti. Molto bene.
(Paolo Chemnitz)