Gli Invasati

gli invasatidi Robert Wise (Stati Uniti/UK, 1963)

Viviamo nell’epoca del jump scare. La recente ondata di horror sovrannaturali di taglio commerciale prende lo spettatore alla sprovvista, facendolo saltare dalla poltrona con un evento improvviso, il più delle volte un’apparizione infausta in un momento di calma apparente. Ma intorno a questi sprazzi di paura, la tensione spesso latita e si procede a fiammate, senza quel clima avvolgente e opprimente che ti prende per il collo dal primo all’ultimo minuto di visione. Proprio per questo motivo parliamo volentieri de “Gli Invasati” (“The Haunting”), una pietra miliare nel genere incentrata esclusivamente sulle atmosfere e sulla lenta costruzione della suspense, senza ricorrere ai trucchetti tanto in voga nel cinema mainstream odierno.
Robert Wise gira in Inghilterra un film spettrale, puntando tutto sulla dimora di Hill House, un luogo che in novant’anni di esistenza ha visto susseguirsi una serie di tragici accadimenti: morti violente, impiccagioni, sinistre coincidenze, incidenti che attirano presto l’attenzione di un antropologo esperto di paranormale, John Markway. Egli, con il futuro e scettico erede della proprietà (Luke) e in compagnia di due collaboratrici (Theodora ed Eleanor), si reca proprio lì per studiare tali fenomeni.
Eleanor è il personaggio più interessante: è una donna afflitta, scossa per la recente scomparsa della madre, fragile mentalmente ma capace di legarsi in maniera particolare a quella magione così imponente. Una sensibilità che sconvolge la sua psiche, mettendola anche in conflitto con gli altri colleghi di ricerca (in particolare con Theodora, con la quale instaura un rapporto di attrazione e repulsione che mostra derive lesbo implicite ma lampanti).
Il regista americano punta sulle scenografie sovraccariche, sui movimenti della telecamera (molto particolari le inquadrature) e su un sonoro di fondamentale importanza. Presto infatti il quartetto diventa testimone di eventi inspiegabili: battiti cadenzati, vibrazioni delle pareti, passi, sibili, scritte sui muri, una discesa minimale nel terrore e allo stesso tempo un’esperienza angosciante, orchestrata in modo impeccabile da un ingegnoso Robert Wise. Il b/n esalta una fotografia di spessore, in cui possiamo in parte riconoscere le tonalità cupe degli arredi vintage che influenzarono non poco i vari protagonisti. Inoltre Julie Harris entrò perfettamente nel personaggio di Eleanor: alcuni aneddoti ci raccontano di quanto fosse rimasta condizionata dal clima uggioso della campagna inglese, un grigio silenzio che la portò sull’orlo della depressione.
“Gli Invasati” (opera ispirata al fortunato libro “Gli Incubi Di Hill House” di Shirley Jackson) resta ancora oggi un termine di paragone basilare per tutte le pellicole successive legate alle case maledette. Sicuramente paga un certo invecchiamento per quanto riguarda i dialoghi (le teorie parascientifiche di John Markway lasciano il tempo che trovano), ma il linguaggio cinematografico presente nel film ha una forma e una sostanza originale e ben delineata, senza cadute di tono ma soprattutto senza inutili orpelli narrativi. Così anche il finale non delude affatto. Una storia semplice, tremendamente inquietante (e correva solo l’anno 1963).

5

(Paolo Chemnitz)

MBDHAUN EC005

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One thought on “Gli Invasati

  1. Capolavoro eterno di wise che come la scala a chiocciola di siodmak e i film di tourneur riesce a far paura senza il ricorso ad effetti speciali né a un accumulo di informazioni visive ma instillando tensione attraverso i rumori,i silenzi le attese. Ancora oggi una visione unica e agghiacciante. Recensirai anche il film di siodmak? Continua così mi raccomando.

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