di Shaun Costello (Stati Uniti, 1977)
Shaun Costello ha lasciato un piccolo ma significativo segno all’interno del cinema underground americano over 18. Il suo infatti non è materiale esclusivamente pornografico, perché prima di tutto le sue pellicole trasudano un marcio realismo, specchio della società statunitense degli anni settanta: “Forced Entry” (1973) è il Vietnam che degenera in follia disumana molti anni prima di “Combat Shock” (1984), con un reduce di guerra protagonista a New York di stupri ed efferati omicidi ai danni di chi gravita intorno alla sua squallida stazione di servizio.
Pochi anni dopo arriva “Water Power”, opera controversa su cui si è detto di tutto (fu finanziata con i soldi di un clan mafioso legato all’industria del porno, i Gambino). La storia è di quelle shock ed è ispirata a un caso vero di cronaca nera: verso la fine degli anni sessanta, un tale Michael H. Kenyon salì alla ribalta con il soprannome di The Illinois Enema Bandit (il bandito del clistere dell’Illinois), poiché dopo aver violentato le donne le costringeva a subire dei clisteri per farle spurgare da ogni impurità.
Jaime Gillis (un attore molto celebre nel giro hardcore) interpreta il protagonista Burt, un uomo solitario e disagiato che riprende volutamente il personaggio di Travis di “Taxi Driver” (1976). Anche l’iter narrativo e le atmosfere sono molto simili, fatte ovviamente le debite proporzioni, soprattutto quando vediamo Burt vagare di notte tra un bordello e un locale a luci rosse nelle zone malfamate della grande metropoli americana.
Il plot è molto striminzito ed è intervallato dalle scene porno (in pieno stile 70s), le quali fanno da preambolo alla vera perversione messa in atto dal maniaco, quella del clistere. Shaun Costello non ci risparmia nulla, soprattutto in una delle prime sequenze del film, quando dentro un club per adulti vediamo Burt che assiste a un gioco erotico nel quale un individuo vestito da medico pratica un clistere a una ragazza: la descrizione è minuziosa, il primo piano sull’ano della donna spalancato e lubrificato con la vaselina è di quelli che restano impressi nella mente, così come la successiva introduzione dello strumento nel retto con conseguente evacuazione liquida. Se non è cinema estremo questo.
“Water Power” (titolo fantastico) ebbe scarso successo ai botteghini statunitensi, nonostante su alcune locandine il nome del regista fu cambiato utilizzando quello di Gerard Damiano, artefice dell’exploit di “Deep Throat” aka “La Vera Gola Profonda” nel 1972. Ma in Europa le cose andarono diversamente e il film arrivò persino in Italia nel 1980. Non solo hardcore quindi, ma un approccio che unisce il sesso esplicito alla realtà più lercia e delirante che si possa immaginare. “Water Power” è un pornothriller che ha ben poco da raccontarci ma che si dimostra curioso, bizzarro e volutamente esagerato, un lavoro utile per ricostruire la storia del cinema underground americano di quell’epoca, intrisa di un malessere sociale che ancora oggi esercita un certo fascino tra noi spettatori. Clisteri a parte.
(Paolo Chemnitz)