Lo Squartatore Di New York

lo squartadi Lucio Fulci (Italia, 1982)

Un thriller ultraviolento. Questo è “Lo Squartatore di New York”, un film che segna il ritorno di Lucio Fulci sul versante giallo dopo una serie di horror puri di seminale importanza, un segnale praticamente isolato ma significativo che giunge proprio quando il cinema bis italiano inizia la sua lenta parabola discendente. Una parabola che, ironia della sorte, combacia proprio con le ultime valide pellicole del regista romano (il quale comincia ad affondare con “Manhattan Baby”, uscito sempre nel 1982).
“Lo Squartatore Di New York” è un’opera molto amata dal suo pubblico, perché è capace di coniugare la crudezza dei suoi lavori più ferali a una storia convenzionale legata alla realtà e non più alle derive visionarie e surreali dei suoi precedenti lungometraggi horror. Praticamente è un film che accumula con rigore l’esperienza raccolta nel passato, attraverso immagini controverse (che spaziano in un vasto curriculum di atrocità) e un gusto per l’autocitazione che si mostra senza veli nella voce dell’assassino, celebre per le sue telefonate anonime in cui blatera frasi sconnesse alternandole ai versi di un papero (ecco che ritorna il capolavoro “Non Si Sevizia Un Paperino”).
La storia è semplice: a New York, uno psicopatico uccide senza pietà una serie di donne. Il Tenente Williams è incaricato di sbrogliare la matassa, un puzzle in apparenza complicato che viene risolto in un finale non del tutto convincente (le motivazioni del killer lasciano un po’ perplessi) ma totalmente nero e pessimista. Nonostante un cast meno decisivo rispetto ad altre occasioni, Fulci ottiene il massimo risultato possibile lasciando libero sfogo alla violenza e alle pulsioni più cupe dell’essere umano: sfregia le donne e la loro sessualità (il collo di bottiglia nella vagina, la lametta sul capezzolo) e allo stesso tempo con un tocco di genio lascia che la telecamera si infili come un occhio nella gola dell’ennesima malcapitata, ribaltando la soggettiva dell’assassino tanto cara al giallo argentiano. “Lo Squartatore Di New York” diventa così un compendio di sadismo assortito che lascia veramente atterriti, da vedere ovviamente uncut senza quegli inutili tagli che minano l’essenza stessa dell’opera (come è accaduto nell’uscita home video italiana ormai di lontana memoria, nella quale le scene estreme furono infilate senza criterio tra gli extra del dvd).
Anche la location gioca un ruolo importante: il regista gira nello squallore di una metropoli che proprio in quel periodo stava conoscendo un tasso di criminalità enorme, ripercorrendo la lezione di un film come “Maniac” (1980) ma ridimensionandone in parte le suggestioni urbane. Una scelta comunque interessante sottolineata dalle parole del regista (“nel film la città rappresenta la paura collettiva e allo stesso tempo l’incubo di tanti individui soli”), un terrore trasversale che in effetti tocca tutti i personaggi dell’opera, incluso il killer, succube di una situazione per lui traumatica e irreversibile.
Il connubio tra sesso e morte qui trova il punto di non ritorno definitivo, in un lavoro non impeccabile nel suo sviluppo narrativo (e non solo) ma ancora capace di colpire duro, senza dover per forza ricorrere all’elemento fantastico. Un Fulci terreno, forse proprio per questo ancora più cattivo.

3,5

(Paolo Chemnitz)

lo squartatore

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One thought on “Lo Squartatore Di New York

  1. Costeggiare l’abisso,finirci dentro. Il fulci del periodo che va da zombi 2 a Manhattan baby, pur tra alti e bassi, ha portato l’horror a penetrare una zona oscura e che fino ad allora nessuno dei registi di genere aveva mai affrontato. Per dirla con pulici,autore di opera in nero evolution (libro di recente pubblicazione, che indaga proprio quel pugno di film in maniera lucida,esaustiva ed appassionata),nessun regista italiano, escluso l’argento del dittico suspiria-inferno ,è riuscito a trasmettere lo stesso senso dell’abisso edella catastrofe imminente ed immanente come fulci. Questo film è l’ultimo veramente compiuto del grande cineasta romano,Manhattan baby esploderà gli ultimi fuochi d’artificio dopodiché sarà tutta una caduta in un altro abisso, quello della sterilità creativa rappresentatada una serie di film sempre più insulsi ed anonimi. .

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