Brain Damage

brain damagedi Frank Henenlotter (Stati Uniti, 1988)

Se il lontano debutto “Basket Case” (1982) è considerato un b-movie di culto da tutti gli appassionati del genere, “Brain Damage” è qualcosa di più, perché sei anni dopo Frank Henenlotter non solo ha a disposizione un budget più elevato, ma riesce a far collimare in maniera intelligente l’horror e la commedia attraverso un’opera che dietro la deriva splatter e grottesca nasconde una critica feroce all’uso delle droghe sintetiche.
Elmer (Aylmer nella versione anglofona) è un vermone blu parlante dotato di occhi e di bocca che vive all’interno di una vasca da bagno, in un appartamento abitato da due vecchi coniugi. Si nutre di cervelli di animali forniti appositamente dalla coppia in questione, la quale un giorno cade nella disperazione più assoluta quando scopre che egli è fuggito. Il parassita si rifugia nella casa del giovane Brian e tra i due si instaura subito un rapporto malsano e simbiotico: Elmer secerne una sostanza allucinogena che immette direttamente nel cervello del ragazzo, inebriandolo. Ma in cambio chiede che Brian, per farlo sopravvivere, gli procuri vittime umane.
Il regista newyorkese crea una situazione in bilico tra realtà e delirio, offrendoci numerose immagini bizzarre e surreali dettate sia dallo stato euforico del protagonista, sia dagli attacchi omicidi del verme, il quale esce sempre allo scoperto una volta abbordato il malcapitato di turno. La scena del nightclub mostra un blow job talmente weird di quelli da consegnare alla storia, una sequenza cult che fa coppia con la fellatio alla coscia di pollo vista in “Killer Joe” (2011) di William Friedkin.
Gli effetti sono ben curati e anche la prova degli attori risulta convincente. Henenlotter è bravo perché riesce a pescare qualche idea dal cinema del primo Cronenberg (“Il Demone Sotto La Pelle”) mantenendo comunque un taglio fortemente ironico e personale di tipica estrazione 80s. “Brain Damage – La Maledizione Di Elmer” (questo il titolo completo italiano) è una pellicola nella quale il mostriciattolo è come un ammaliante genio della lampada che seduce l’ingenuo Brian con frasi ad effetto, creando in lui una dipendenza assoluta “se vuoi sconfiggere il dolore, vieni da me, io ti guarirò”. Con conseguenze sempre più devastanti: la droga dà, la droga toglie, come direbbe qualcuno.
Se avete amato il precedente “Basket Case”, nella scena della metropolitana ritroviamo inoltre una simpatica autocitazione con un cameo del protagonista di quel film (Duane Bradley), ovviamente accompagnato dall’inseparabile cesta di vimini. Anche per questo motivo “Brain Damage” è un’opera adorabile, semplice ma per nulla superficiale, capace di intrattenere non solo grazie al gore, perché Frank Henenlotter dirige una storia avvincente, palpitante e divertente. Gli anni ottanta, sotto una serie di punti di vista, sono stati davvero un decennio glorioso.

5

(Paolo Chemnitz)

btraindamage

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