Risale al 2013 la messa in onda dell’episodio pilota di “Bates Motel” su A&E, la serie ideata da Kerry Ehrin e Carlton Cuse (produttore e showrunner di “Lost” e “The Strain”), liberamente ispirata ai personaggi del romanzo di Robert Bloch del 1959 e al capolavoro hitchcockiano “Psycho”. Erroneamente considerata un prequel del film, “Bates Motel” si distacca dal materiale sopraccitato per ambientare il rapporto morboso madre-figlio ai giorni nostri, lasciando qualche citazione sparsa alle fonti originali durante il corso delle cinque stagioni e dimostrando di saper camminare con le proprie gambe.
Dopo la morte del violento marito avvenuta in sospette circostanze, Norma (Vera Farmiga) si trasferisce con il figlio diciassettenne Norman (Freddie Highmore) nella cittadina di White Pine Bay, nell’Oregon, diventando proprietaria del fatiscente Bates Motel, i cui arredamenti sfoggiano un suggestivo stile retrò che si rispecchia anche nell’abbigliamento di madre e figlio. Tale espediente, accompagnato da un’azzeccata colonna sonora vintage, immerge i due protagonisti in un’atmosfera al di fuori dell’epoca moderna, come se entrambi vivessero in una bolla che li protegge dal mondo esterno.
La forza maggiore della serie risiede nella figura mentalmente disturbata di Norman (a causa della sua infanzia traumatica) e nel legame morboso tra la coppia Norma-Norman, un affetto viscerale che spesso sfocia nell’ossessione, nella gelosia e in uno spropositato senso di protezione nei confronti dell’altro. Al contrario, il rapporto tra Norma e il suo primogenito Dylan (Max Thierot) è invece caratterizzato da un astio reciproco (non a caso il ragazzo chiama la madre con il suo nome proprio). Dylan è considerato la pecora nera della famiglia, sorvegliante di piantagioni d’erba come professione e abbandonato a se stesso (talvolta anche dagli sceneggiatori, infatti le storyline a lui dedicate sono le meno riuscite ma trovano un punto di incontro valido nelle ultime due stagioni fino a diventare elemento risolutivo).
Le prime gelosie materne nei confronti di Norman si manifestano quando il giovane inizia a frequentare la compagna di scuola Emma Decody (Olivia Cooke), una dolce ragazza affetta da fibrosi cistica della quale si prende cura solo suo padre. La famiglia Bates fa presto conoscenza con lo sceriffo Alex Romero (Nestor Carbonell) e con il suo collega Zack Shelby (Mike Vogel), a causa di un presunto omicidio ai danni del precedente proprietario del Bates Motel. Proprio il vice-sceriffo Shelby intraprende una relazione passionale con Norma ed è coinvolto in strani traffici illegali, i quali si rivelano essere solo la punta dell’iceberg circa la sua inaffidabile presenza. Sin dalla sua prima stagione BM tiene lo spettatore incollato allo schermo, intessendo una trama piena di sospetti, omicidi, personaggi ambigui e rivelandosi un buon thriller coronato da brillanti scelte registiche e da una fotografia elegante e cupa.
Questi sono solo alcuni dei molteplici eventi e protagonisti inseriti nell’arco delle cinque annate, elementi non sempre gestiti al meglio come ad esempio alcune storyline secondarie presenti nelle stagioni due e tre, poco interessanti e non fondamentali per l’economia della struttura narrativa portante. Allo stesso modo certi personaggi di contorno, nonostante il loro potenziale, non sono stati sfruttati quanto avrebbero meritato. Ma poco importa, perché “Bates Motel” prosegue sapientemente nel suo intento fino a raggiungere picchi di notevole scrittura nell’entusiasmante quarta stagione, portando lo spettatore a empatizzare con la disturbata personalità del giovane Norman, ragazzo timido ed educato ma allo stesso tempo inquietante e ambiguo. Una discesa nella follia del protagonista costruita gradualmente, dai primi disturbi psichici fino all’accumularsi degli omicidi commessi dall’ingenuo tassidermista. La completa riuscita di questo emblematico personaggio deve molto all’ottima interpretazione del giovane attore Freddie Highmore (qui anche in veste di sceneggiatore di alcuni episodi). Lo stesso discorso è valido anche per l’attrice Vera Farmiga (anche produttore esecutivo) nei panni della signora Bates, una performance a dir poco eccellente in grado di integrarsi perfettamente con il suo complementare, dando vita a due personaggi che insieme sostengono l’intero show, diventando fondamentali e indimenticabili (i due attori si sono aggiudicati diversi premi e nomination durante la loro carriera).
Da poco si è conclusa la quinta e ultima stagione, a tratti forzata per alcuni plot twist e dal finale riuscito solo in parte, ma sicuramente anch’essa ricca della qualità generale del prodotto.
E’ stato un bel viaggio lungo cinque anni all’interno dell’oscuro motel, un luogo affascinante quanto sinistro, testimone degli atti più agghiaccianti che una madre e un figlio possano compiere nel corso della loro vita.
(Martina Ippoliti)