Un Tranquillo Weekend Di Paura

deliverancedi John Boorman (Stati Uniti, 1972)

I monti Appalachi attraversano alcune zone economicamente tra le più depresse degli Stati Uniti, pensiamo alla West Virginia o alle regioni interne della Georgia. Proprio in Georgia e in South Carolina furono effettuate le riprese di quello che oggi è considerato un punto di partenza imprescindibile per i thriller e gli horror moderni di derivazione survival: in poche parole, un luogo ostile nel quale la lotta per la sopravvivenza diventa lo snodo principale su cui poggia gran parte dell’opera. “Un Tranquillo Weekend Di Paura” (nel titolo originale, molto più semplicemente, “Deliverance”) è un classico del genere che affronta con assoluta personalità quelle tematiche tipiche di alcune pellicole americane degli anni settanta incentrate sul confronto tra mondo civilizzato (in questo caso i quattro amici di Atlanta) e mondo arretrato (la comunità di bifolchi che vive tra quelle foreste). Con la natura sovrana nel ruolo di arbitro impassibile.
Ed (Jon Voight), Lewis (Burt Reynolds), Bobby (Ned Beatty) e Drew (Ronny Cox) partono per una gita in canoa su un fiume immaginario (Cahulawassee), prima che una diga in costruzione faccia sparire per sempre la bellezza di quel paesaggio. L’approccio iniziale dei quattro con gli abitanti di quei villaggi miserabili è ovviamente ambiguo, ma la tensione è stemperata da alcune scene tra cui una in particolare entrata nella storia, il duello a colpi di chitarra e banjo tra Drew e un ragazzino autistico del posto (un sorriso che però si ritira immediatamente non appena la musica finisce). Lo stesso banjo che in una sequenza successiva sembra voler oscillare da un ponte come un pendolo mortale sulle teste del gruppo, appena partito per arrivare a valle il giorno dopo a mezzogiorno.
La natura selvaggia diventa subito protagonista: le rapide, la corrente, il bosco attiguo, i quattro uomini sono avvolti dalla maestosa potenza di un ambiente che nasconde al suo interno il vero pericolo (da qui il termine backwood brutality), il quale prende forma nella celebre scena dello stupro di Bobby, costretto a subire la violenza da un bruto che lo incita a imitare il verso di un maiale durante la sodomizzazione. Da questo istante, “Deliverance” si trasforma in un incubo per i protagonisti, un vortice di tensione che spacca in due lo schermo grazie a un ritmo incalzante e alle ottime interpretazioni del quartetto (Burt Reynolds qui è in stato di grazia).
Sebbene l’opera conobbe un grande successo arrivando per giunta a concorrere per gli Oscar, “Un Tranquillo Weekend Di Paura” resta ancora oggi un film disturbante, angosciante e a suo modo claustrofobico, motivo per il quale è amato soprattutto da noi appassionati di cinema di confine. Le cronache raccontano addirittura che durante l’anno successivo, moltissime persone affascinate da quei luoghi dopo aver visionato la pellicola, tentarono di emulare i protagonisti del film ma con risultati disastrosi: una trentina di morti affogati nel fiume Chattooga!
“Un Tranquillo Weekend Di Paura” (dal romanzo di James Dickey “Dove Porta Il Fiume”) è un film che va oltre i dettami di un genere poi sfruttato tantissimo, poiché è capace di mettere a confronto i quattro personaggi principali evidenziandone le differenze caratteriali (fondamentali per il loro destino), lasciando comunque in sospeso alcune anomalie che fin dalle prime battute dell’opera causano disagio e inquietudine. Con un finale tutt’altro che rassicurante. Un capolavoro senza tempo.

5

(Paolo Chemnitz)

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