di Kim Jee-Woon (Corea del Sud, 2010)
Un fulmine a ciel sereno. Questo è “I Saw The Devil”, un thriller al cardiopalmo tra i più feroci e brutali mai visti in Corea. Kim Jee-Woon aveva già dato prova di saper gestire al meglio i tempi narrativi in “A Bittersweet Life” (2005), un crime movie di cinque anni precedente che pagava solo una mancanza di originalità piuttosto marcata. Qui invece, nonostante ritorni in primo piano quel tema della vendetta tanto sfruttato in terra coreana, le coordinate prendono una piega molto più estrema e personale, trascinandoci in una spirale di ultraviolenza che sfocia addirittura nell’horror.
L’incipit mostra una donna rimasta in panne con la propria auto sotto la neve, di notte, in una stradina poco frequentata: in attesa del carroattrezzi, la giovane riesce a parlare al telefono con il suo compagno, ma nel frattempo un uomo misterioso compare davanti a lei offrendosi in aiuto per riparare la gomma. Tempo pochi minuti e l’individuo sfonda il parabrezza della macchina, colpendo poi la ragazza con un martello e disfacendosi successivamente del corpo moribondo. Il classico comportamento di un serial killer, come presto viene appurato dalla polizia. Una volta rinvenuto il cadavere a pezzi, il fidanzato (distrutto dal dolore) inizia una caccia personale all’assassino, prima concentrandosi su alcuni sospetti sbagliati e poi su quello giusto, uno psicopatico interpretato da Choi Min-Sik, volto celebre già ammirato in “Oldboy” (2003) e “Lady Vendetta” (2005) di Park Chan-Wook.
Il primo incontro tra i due protagonisti avviene all’interno di una serra, nella quale il criminale sta compiendo l’ennesimo misfatto: da questo momento in poi i ruoli si invertono e il carnefice diventa la vittima, un’odissea senza fine come in un sadico gioco tra il gatto e il topo, con l’ex compagno della donna uccisa impegnato nel compiere una vendetta mai definitiva, una ritorsione effettuata a piccole dosi ma sempre più atroce e crudele (“questo è solo l’inizio, ricorda, il tuo incubo sarà sempre peggiore” oppure “ti ucciderò quando sarai all’apice del dolore”).
“I Saw The Devil”, nonostante una durata spropositata di quasi due ore e mezza, riesce a catturare l’attenzione lasciando pochissimo spazio ai tempi morti, questo grazie a una regia efficace e allo sconfinamento sovente nell’action e nell’horror. Lo splatter non ci risparmia nulla: tendini recisi, teste spaccate, decapitazioni e coltellate, una fiera del sangue che sicuramente aumenta la nostra morbosità, facendo quasi passare in secondo piano alcune forzature nel plot e una coppia di protagonisti a tratti macchiettistici, nonostante le loro valide interpretazioni attoriali.
Con questa pellicola Kim Jee-Woon amplia i confini del revenge movie tradizionale, lasciandoci a fine visione con una domanda più che lecita: il diavolo del titolo è uno solo oppure ne esiste un altro, ben più feroce del primo? In realtà la risposta la trovate proprio nella memorabile parte conclusiva del film, il punto di non ritorno nel quale l’uomo trasformato in bestia resta tale senza nessuna possibilità di redenzione. Oltre la vendetta, in poche parole “I Saw The Devil”.
(Paolo Chemnitz)