di Shinya Tsukamoto (Giappone, 2002)
“A Snake Of June”, già presentato al Festival di Venezia del 2002, fu il primo film di Shinya Tsukamoto a essere distribuito in Italia. Se il celebre manifesto cyberpunk “Tetsuo – The Iron Man” (1989) resta il capolavoro indiscusso del regista giapponese, il prodotto qui in esame si può considerare la punta di diamante della sua filmografia più recente, un’opera piuttosto breve (77 minuti) difficile da dimenticare, prima di tutto per la memorabile fotografia, un bianco e nero virato sul blu che riprende il flusso di acqua continuo in cui è immersa la città di Tokyo, una fredda cornice che racchiude un sublime intreccio di perversione e voyeurismo.
Rinko è una ragazza che lavora in un centro di igiene mentale come assistente telefonica. Ha un marito sensibilmente più vecchio di lei con il quale condivide un rapporto ormai privo di passione. Un giorno la giovane riceve delle foto che la ritraggono impegnata in atti di autoerotismo, scatti con i quali viene ricattata da un fotografo (interpretato dallo stesso Tsukamoto) che la costringe a liberare le proprie inibizioni sessuali, continuando a dare sfogo alle sue pulsioni e facendolo anche in pubblico con abiti succinti (addirittura utilizzando un vibratore azionato a distanza dall’uomo con un telecomando). Il marito presto scopre le foto e inizia a seguirla, dando vita a una seconda parte nella quale il perverso gioco a due si trasforma in un triangolo morboso che esplode nel magico e risolutivo finale.
“A Snake Of June” è un film bipolare che incarna al suo interno repressione ed emancipazione sessuale, intesa come quella repulsione mista ad attrazione che Rinko ha nei confronti del suo stalker. Un individuo che vuole punire il marito liberando nella ragazza una seconda pelle, in sostituzione di quella precedente segnata anche da una brutta malattia. Una trasformazione mentale che si manifesta durante la scena dell’orgasmo sotto il diluvio, una sequenza da consegnare alla storia per il suo contenuto erotico così dirompente, sempre con quel colore blu a dipingere volti, corpi e palazzi di una metropoli livida e alienata.
“Il serpente è quello che tutte le donne hanno in corpo. Una metafora che mi attrae da sempre. Quando penso ad una donna, la immagino con un serpente che le vive dentro”, queste le parole del regista durante una vecchia intervista risalente al 2002. Una serpe che striscia nel mese di giugno (la stagione delle piogge, appunto), un corpo sensuale purificato dall’acqua in un mondo che Tsukamoto rende così affascinante da tenerci incollati allo schermo per tutta la durata del film. Un magnetismo surreale che ha del misterioso, come gli stacchi sulla lumaca che si muove lentamente sulle ortensie. Di colore blu, ovviamente.
“A Snake Of June” è cinema elettrico, pulsante come la luce di un flash o come la sessualità di Rinko, quel flusso che si anima attraverso la perversione del suo manipolatore, risvegliando i desideri più nascosti. Una perla.
(Paolo Chemnitz)
Ciao,chiedo aiuto su dove trovare i film che recensire, alcuni li trovo molto interessanti ma non saprei come guardarli ,c’è un sito dove poterli trovare? Non ci sono nemmeno su emule la maggior parte, grazie
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Ciao Lucrezia, esistono anche dei siti dove poterli vedere in streaming, ma non possiamo divulgare queste informazioni, basta fare una ricerca su Google comunque. Noi, essendo collezionisti, li vediamo in dvd, anche di importazione.
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