di Jeremy Gillespie e Steven Kostanski (Canada, 2016)
Si era creato un discreto livello di attenzione attorno a “The Void”, creatura forgiata da Jeremy Gillespie (già collaboratore in “Pacific Rim” e “Suicide Squad”) e Steven Kostanski (make-up artist e regista del post-apocalittico “Manborg”). Il film, girato lo scorso autunno in Canada, mantiene solo in parte le ottime premesse del trailer, catapultandoci all’interno di una storia che per atmosfere e suggestioni ci riporta indietro di oltre trent’anni.
L’incipit mostra una donna data alle fiamme e un uomo terrorizzato che fugge nel bosco: partono i titoli di testa (splendidi) e facciamo subito conoscenza del protagonista, un poliziotto di nome Daniel Carter che soccorre la vittima conducendola nell’ospedale più vicino, un posto isolato in campagna dove incontriamo una manciata di personaggi (un dottore, due infermiere, una ragazza in avanzato stato di gravidanza e suo nonno, a cui si aggiungono presto altri individui). Gli eventi precipitano immediatamente dal momento in cui il gruppo resta intrappolato in quell’edificio, impossibilitato a scappare poiché attorno a loro si muovono dei misteriosi uomini incappucciati armati di coltello, i quali assediano l’ospedale impedendo qualsiasi tentativo di fuga. Una tematica – quella dell’assedio notturno – che riporta in mente alcune suggestioni care a John Carpenter (“Distretto 13: Le Brigate Della Morte”), citato anche nello score musicale che predilige oscuri synth analogici. La risposta a tali accadimenti la troviamo proprio nei meandri di quell’ospedale, dove si agitano inquietanti creature tentacolari che sembrano uscire fuori da “La Cosa” (ancora Carpenter, stavolta mescolato con Lovecraft), in un crescendo terrificante che si riallaccia pure al cinema visionario di Lucio Fulci e alle deformità subumane viste nel recente “Baskin” (soprattutto nella parte conclusiva).
“The Void” non inventa nulla di nuovo, assemblando il passato con tanta devozione per il cinema di genere degli anni settanta e ottanta, anche grazie a una serie di effetti splatter artigianali ma efficaci che rinunciano (per fortuna) alla CGI. Alcune scene sono piuttosto convulse e poco chiare, complice una regia non impeccabile e molto più a suo agio negli esterni che negli interni, un limite che si somma alla mancanza di un personaggio realmente adatto nel trascinarci con le emozioni dentro quei corridoi infernali: la recitazione dei protagonisti non è esente da pecche e il poliziotto (interpretato da Aaron Poole, qualcuno di voi se lo ricorderà in “The Conspiracy” del 2012) è privo di quel carisma capace di prenderci per mano per tutta la durata del film.
Lo spirito nostalgico con il quale è stato realizzato questo lavoro è uno dei motivi per cui “The Void” è comunque un horror da apprezzare, alla luce anche di atmosfere veramente cupe e claustrofobiche che riportano in mente alcuni classici del genere. Inoltre si tratta di una pellicola molto più complessa e stratificata rispetto alle apparenze, la quale richiede probabilmente una seconda visione per poterla assaporare a pieno. Tutto ciò nonostante i difetti di cui sopra (purtroppo evidenti), un limite che lascia moderatamente soddisfatti ponendo un freno alle aspettative iniziali, non del tutto ripagate.
(Paolo Chemnitz)