di Sergio Martino (Italia, 1973)
Durante l’esplosione del giallo all’italiana, un regista prolifico e versatile come Sergio Martino non restò alla finestra, dirigendo una serie di pellicole che con alterne fortune ancora oggi ricordiamo con grande piacere: tra le principali e più originali, possiamo annoverare “Lo Strano Vizio Della Signora Wardh” (1971), “Tutti I Colori Del Buio” (1972) e “I Corpi Presentano Tracce Di Violenza Carnale” (1973), un chiaro esempio di proto-slasher italiano alla pari di “Reazione A Catena” (1971) di Mario Bava.
Il film è molto considerato negli Stati Uniti, dove è conosciuto con un titolo molto secco e diretto (“Torso”), ma il successo dell’opera va ricercato soprattutto nelle torbide atmosfere della provincia italiana nella quale si svolgono le vicende, ovvero Perugia (nella prima parte) e Tagliacozzo (nella seconda). Una prerogativa che spesso ci ha riservato grandi sorprese, basti pensare ad alcuni lavori come “Non Si Sevizia Un Paperino” (1972) o “La Casa Dalle Finestre Che Ridono” (1976), la cui fama è inscindibile dai luoghi in cui si sviluppano gli eventi.
La storia verte sugli omicidi compiuti da un individuo mascherato che pedina e uccide alcune studentesse straniere dell’università di Perugia (tra cui Suzy Kendall, già ammirata nel debutto di Dario Argento), anche quando un gruppo di esse si trasferisce in cerca di relax in una casa di campagna in cima a una rupe. Una mattanza che ci riserva una discreta dose di sangue (l’assassino amputa le vittime) e che decolla definitivamente nelle scene ambientate nella villa, tra le quali è impossibile dimenticare quella del recupero della chiave, veramente tesa ed elettrizzante. La suspense è massiccia anche perché durante le riprese nessuna delle attrici conosceva chi fosse in realtà lo psicopatico, una scelta voluta dalla produzione proprio per alimentare un certo turbamento nel cast.
Sergio Martino riesce in questo modo a dare linfa a un genere spremuto di continuo in quegli anni, focalizzandosi su un manipolo di brave e magnetiche interpreti femminili e sulle già celebrate location. Inoltre il regista sa infondere qualche morbosità assortita alla pellicola, portandosi al di là del giallo classico di derivazione argentiana. Tutto ciò nonostante una sceneggiatura non sempre inappuntabile, un Luc Merenda (nei panni di Roberto) qui completamente spaesato e un finale che perde in parte quel fascino che si era accumulato durante la visione dell’opera.
“I Corpi Presentano Tracce Di Violenza Carnale” paradossalmente è ancora oggi più apprezzato all’estero che in Italia. Noi siamo dell’opinione che si tratti di uno dei migliori thriller di quel periodo, uno di quei film che suscita emozioni anche dopo ripetute visioni: “enter… if you dare the bizarre world of the psychosexual mind”.
(Paolo Chemnitz)