The Babadook

babadookdi Jennifer Kent (Australia, 2014)

“The Babadook” è un horror sovrannaturale che prende le distanze in modo intelligente dalla paccottiglia mainstream di taglio americano che spesso ci propinano in sala. Il merito va attribuito soprattutto alla regista Jennifer Kent, capace di trasferire la tensione nel rapporto psicologico tra i due protagonisti: da un lato un ragazzino di nome Samuel, isterico, insopportabile ed emarginato dai suoi coetanei, dall’altro sua madre Amelia, rimasta vedova dopo la morte del marito anni prima.
L’interpretazione della coppia di attori è eccellente (la visione in lingua originale è d’obbligo), un cappio alla gola che si stringe al collo trascinando lo spettatore nel cuore della storia, fin dentro le turbe mentali dei personaggi.
Samuel si lascia molto influenzare dai racconti che legge: un giorno con la mamma, sfogliando un libro pop-up intitolato Mister Babadook, scatena in casa una presenza raccapricciante, una sorta di uomo nero che comincia a rendere infernale la vita dei due inquilini. La mamma all’inizio non crede alle visioni del figlio, ma lentamente scivola in quella spirale di delirante follia nella quale veniamo catapultati anche noi, proprio perché il film riesce a scavare in quel subconscio che appartiene a tutti, la paura dei mostri quando eravamo piccoli, il terrore che qualcuno possa turbare le nostre notti e la nostra serenità.
Jennifer Kent lavora completamente sull’aspetto psicologico e fa in modo che l’angoscia esploda non tanto per le apparizioni improvvise della creatura, quanto per i raptus incontrollati tra madre e figlio, scene che da sole valgono tutta la visione del film (così come le brevi ma azzeccate sequenze animate). Curiosa anche la citazione da “I Tre Volti Della Paura” (1963) di Mario Bava, le cui immagini compaiono per qualche istante su uno schermo televisivo. Peccato solo per il finale sottotono, meno entusiasmante rispetto alle aspettative create nel corso dell’opera, ma non per questo capace di affossare il prodotto.
Questo rapporto controverso tra genitore e figlio e il taglio registico personale e lontano dai cliché contemporanei ha generato ottimi feedback negli ultimi anni, con altre pellicole che si sono persino accodate all’idea di base mostrata qui (ricordiamo ad esempio il valido “Under The Shadow” del 2016, diretto dall’iraniano Babak Anvari). “The Babadook” si è inoltre distinto per aver puntato su una campagna promozionale ben architettata: per 80 dollari si poteva acquistare il libro pop-up limitato a 2000 copie (autografate dalla regista australiana), un volume nel quale sono raffigurate anche alcune pagine che non vengono sfogliate nel film. Un’opera che ha scosso il pubblico raccogliendo poche critiche e tanti elogi trasversali, da Stephen King a William Friedkin. Un successo meritato.

4,5

(Paolo Chemnitz)

baba

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