L’Ultimo Treno Della Notte

ultimodi Aldo Lado (Italia, 1975)

Durante la stagione d’oro del giallo all’italiana, Aldo Lado cala un tris di pellicole (sottovalutate) che non sfigurano affatto al cospetto di quelle più celebrate. “La Corta Notte Delle Bambole Di Vetro” (1971) e “Chi L’Ha Vista Morire?” (1972) restano legate al genere di riferimento (variando comunque sul tema in maniera originale), mentre “L’Ultimo Treno Della Notte” (1975) si stacca in modo netto dal passato riprendendo praticamente le suggestioni lanciate poco tempo prima da un rape & revenge come “L’Ultima Casa A Sinistra” (1972) di Wes Craven.
E’ quasi Natale: nella stazione di Monaco di Baviera, due balordi (tra cui Flavio Bucci, che da lì a poco rivedremo in “Suspiria”) salgono sul treno diretto a Verona per evitare di essere catturati da un poliziotto, in seguito a una serie di piccoli furti commessi sul posto. Su quel convoglio viaggiano anche Lisa e la cugina Margareth, giovani ragazze dirette in Italia dalla famiglia della prima (il padre, Giulio, è un noto chirurgo interpretato da Enrico Maria Salerno). Con loro a bordo c’è anche una misteriosa e sensuale signora, la quale presto si apparta in bagno con uno di questi malviventi. Costretti a scendere in Austria per la falsa segnalazione di un ordigno a bordo, i passeggeri riprendono il viaggio da Innsbruck alla volta di Verona su un treno notturno nel quale le strade dei protagonisti si incrociano in maniera devastante: da questo momento l’opera prende una piega brutale e violenta (con la celebre scena della deflorazione con il coltello), fino al tragico e beffardo epilogo che riporta in mente proprio il film di Wes Craven.
Aldo Lado preme maggiormente sull’aspetto sociologico, sia nelle disquisizioni del padre di Lisa (sempre più in ansia per la figlia in viaggio), sia per il ruolo della donna borghese e manipolatrice, una ninfomane spietata che muove i fili del sadico gioco all’interno del treno. Proprio sulle carrozze il regista si sofferma su una fauna umana di vario taglio, una passerella inquietante che va dal gruppo di nostalgici nazisti al voyeur omertoso. Interessante anche il tema musicale di Ennio Morricone, qui capace di trasmettere angoscia con uno score serrato e con quel sinistro suono dell’armonica ripreso da “C’era Una Volta Il West” (1968), sintomo di una minaccia imminente per le due giovani vittime.
In Italia il film uscì con il divieto ai minori di 18 anni mentre fu bannato nel Regno Unito, dove solo pochi anni fa è stata rilasciata un’edizione home video completamente uncut. Nonostante la pellicola mostri alcune palesi forzature nel plot e nella dinamica degli eventi, “L’Ultimo Treno Della Notte” trova il suo punto di forza nella tensione costante che riesce a veicolarci col trascorrere dei minuti, soprattutto se sprofondiamo mentalmente nella psicologia dei familiari di Lisa, un calvario che lascia con il cuore in gola. Inoltre il senso di claustrofobia durante le scene all’interno del convoglio si rigenera di continuo in quella gabbia di ferro senza vie di fuga, un luogo chiuso, oscuro, opprimente.
“L’Ultimo Treno Della Notte” non è un rape & revenge come tanti altri, poiché la componente exploitation qui viene affiancata da una riflessione importante sul potere perverso della borghesia, sui suoi segreti inconfessabili e sul modo in cui essa riesca a manovrare le persone, anche con la violenza più becera. Un film importante quindi – non solo all’interno del cinema di genere italiano degli anni settanta – capace di infondere spessore e profondità a una tematica già ricca di infinite sfumature.

4,5

(Paolo Chemnitz)

treno1

 

 

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...