I Guerrieri Della Palude Silenziosa

guedi Walter Hill (Stati Uniti, 1981)

Associare il successo di Walter Hill a un film senza tempo come “I Guerrieri Della Notte” (1979) è facile e comprensibile. Ma è proprio a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta che il regista statunitense lascia il segno con altre opere altrettanto importanti: ricordiamo “Driver, L’Imprendibile” del 1978 (Refn ha attinto da qui), “I Cavalieri Dalle Lunghe Ombre” (1980, un western crepuscolare che omaggia la lezione di Sam Peckinpah) e infine, senza spingerci oltre con altri titoli, “I Guerrieri Della Palude Silenziosa” del 1981, conosciuto originariamente come “Southern Comfort” (ovvero il nome di un celebre liquore prodotto dalle parti di New Orleans!).
L’idea alla base de “I Guerrieri Della Notte” qui viene traslata in una location differente, ma lo spirito e i concetti restano identici: nel suo cult urbano quel gruppo in fuga doveva percorrere le buie strade di New York assediato da tutte le gang rivali, mentre in questa pellicola un manipolo di soldati in esercitazione tra gli acquitrini della Louisiana si ritrova costretto a confrontarsi con i bifolchi del luogo, in seguito a un conflitto a fuoco causato da un tragico scherzo finito nel sangue. In questo caso i militari partono svantaggiati, la palude è inospitale, le vie di comunicazione saltano e i bracconieri conoscono come le loro tasche quei lembi di terra semisommersi. Se in un capolavoro come “Deliverance” (aka “Un Tranquillo Weekend Di Paura” del 1972) i redneck vivevano tra i boschi dei monti Appalachi, qui invece Walter Hill (che in parte ripercorre il tema del film di John Boorman) ci inoltra nella cultura Cajun, una minoranza di lingua francese che vive appunto in Louisiana. Si tratta di due pellicole che hanno dato tanto sia al filone del survival movie che alle suggestioni di taglio backwood brutality, impossibile negarlo.
“I Guerrieri Della Palude Silenziosa” è un lavoro carico di atmosfera e di tensione, il nemico spesso è invisibile e lascia dei macabri segnali di avvertimento alla truppa, sospesa in un limbo quasi surreale e continuamente minacciata da sentori di morte costanti. La parte conclusiva non è affatto consolante, tra balli indiavolati e quel montaggio alternato che ci trascina nella cerimonia dei maiali eviscerati: una festa assordante, la quale dal silenzio della palude (il purgatorio) ci proietta direttamente nell’inferno dei Cajun (non a caso gli Exodus scriveranno “Cajun Hell” ispirandosi al film), individui che vivono fuori dal mondo descritti dal regista con un approccio dal taglio quasi antropologico.
Chi non può fare a meno de “I Guerrieri Della Notte” qui troverà la sua parte complementare: le insidie della metropoli si spostano nella natura più infima e pericolosa, con gli uomini sempre al centro del pericolo, ridotti a bersagli mobili e costretti a una fuga disperata per la sopravvivenza. Da non perdere.

4,5

(Paolo Chemnitz)

guerrr

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