di David Robert Mitchell (Stati Uniti, 2014)
Detroit è una metropoli in decadenza. In seguito alla crisi dell’industria automobilistica, i suoi sobborghi si sono spopolati e molte zone versano in condizioni di completo abbandono. C’è inquietudine tra le strade, come se in questo panorama desolante si manifestassero oscure presenze sotto un cielo plumbeo. La cornice che avvolge “It Follows” non si allontana molto da queste suggestioni, una scelta intrigante avvalorata da uno score musicale (realizzato da Disasterpeace) che omaggia John Carpenter e il sound analogico degli anni ottanta. David Robert Mitchell è riuscito a far confluire tutte queste sensazioni in un film di grande atmosfera, imperniato oltremodo sulla significativa metafora che sta alla base della storia, nella quale l’aspetto sovrannaturale è molto più umano e terreno di quanto si possa credere.
Jay è una ragazza diciannovenne che sta per ricominciare la scuola, una stagione in apparenza come tante altre tuttavia funestata da un episodio che presto sconvolge la sua esistenza: in seguito a un rapporto sessuale occasionale, la giovane inizia infatti a essere ossessionata da visioni e da allucinazioni (si tratta di strani individui che silenziosamente la seguono in qualunque momento della giornata). Durante una lezione, Jay scorge fuori dalla finestra della sua classe una figura biancovestita che cammina lentamente verso l’edificio, una scena tra le tante che suggerisce il senso di angoscia che pervade “It Follows”, un horror contagioso che si insinua lentamente nel corpo e nell’anima. La paranoia diventa quindi il leitmotiv che determina le azioni dei protagonisti, costretti a sfuggire di continuo da queste figure che osservano e incombono minacciose su di loro.
Questo film non ha bisogno di un solido sviluppo narrativo, la trama è ridotta ai minimi termini ma è la potenza concettuale a prendere il largo, i dettagli, le inquadrature, il terrore che possiamo toccare con mano negli occhi dei ragazzi. Nonostante una parte conclusiva meno efficace rispetto alle premesse, “It Follows” avvolge e chiude lo spettatore in una gabbia di vetro fredda e asettica: Detroit diventa così una città attraversata da un male invisibile che riflette il disagio dei personaggi in un terreno sempre pieno di insidie e di domande, quello della sessualità.
Se in altre pellicole il contagio post coito prevedeva una decadenza fisica (pensiamo a “Contracted” del 2013), qui il pericolo si riversa sulla salute mentale. Motivo per il quale siamo al cospetto di un horror indipendente veramente cupo e originale, il quale proietta il malessere fuori dal corpo infetto, facendolo strisciare nelle viscere di un deprimente contesto urbano che non offre vie di scampo.
(Paolo Chemnitz)