di Gerard Kargl (Austria, 1983)
Tra i tanti film incentrati su serial killer mentalmente disturbati, “Angst” merita una menzione particolare. Si tratta infatti di un dramma che Gerard Kargl dirige in maniera impeccabile, con inquadrature all’avanguardia che restano bene impresse nella mente, soprattutto quando la telecamera segue il protagonista negli ambienti in cui si muove, riprendendolo dall’alto per comprimerlo e schiacciarlo, come se il destino volesse ingabbiarlo in un ruolo negativo dal quale è impossibile scappare.
In effetti lo psicopatico, una volta uscito dal carcere, conosce già le sue prossime mosse: il suo istinto omicida lo porta all’interno di un’abitazione dove vive una famiglia composta da una vecchia signora, da un uomo ritardato sulla sedia a rotelle e dalla giovane sorella di lui. Questo squilibrato si agita nervosamente tra i corridoi della casa, colpendo senza un piano ben preciso i tre malcapitati, per un continuum di scene disturbanti sottolineato dalla gelida colonna sonora di Klaus Schulze (ex membro di Ash Ra Tempel e Tangerine Dream), artefice di oscuri tappeti elettronici capaci di creare un mood realmente opprimente.
Il film è dominato dalla voce fuori campo dell’uomo, il quale racconta in maniera oculata la sua tragedia esistenziale: i suoi monologhi atterriscono lo spettatore, nel frattempo catapultato dentro questo ambiente casalingo a dir poco straniante, un luogo spoglio e minimale (come l’intera messa in scena) dove si respira soltanto angoscia e disagio (Kargl accentua tali sensazioni ricorrendo a una serie di inquietanti primi piani).
Questo nichilismo completamente focalizzato sulla follia del protagonista colpì in maniera dirompente un regista come Gaspar Noé (grandissimo fan dell’opera), il quale utilizzò un approccio simile per raccontare le sorti del personaggio principale nel suo capolavoro “Seul Contre Tous” (1998). Inoltre, lo stesso Noé ha dichiarato di aver visto questo film almeno quaranta volte, prima di curarne personalmente l’edizione home video francese che si trova in commercio (“Schizophrenia” è il titolo transalpino).
“Angst”, benché sia ispirato alle vicende del serial killer austriaco Werner Kniesek, segue un percorso del tutto personale nel quale Gerard Kargl inserisce nel soliloquio addirittura alcuni estratti dalle confessioni di Peter Kürten, il celebre Mostro di Düsseldorf. Ciò determina ancora una volta un effetto assolutamente particolare, capace di distinguere questa pellicola dalle molte altre dedicate ad argomenti simili. C’è poco da aggiungere davanti a tanta disperazione (il finale irreversibile chiude perfettamente il cerchio), poiché ci troviamo al cospetto di un capitolo fondamentale del cinema estremo mitteleuropeo, un film intriso di pulsioni di morte che fanno ghiacciare il sangue.
(Paolo Chemnitz)