di Mario Bava (Italia, 1974)
Quello di “Cani Arrabbiati” è stato un parto travagliato che in molti conoscete: si tratta infatti di una pellicola anomala nella filmografia di Mario Bava, la quale poco prima della sua uscita fu bloccata a causa del fallimento della casa di produzione. Dopo oltre vent’anni il film fu poi distribuito in edizione home video e solo nel 2004 fu trasmesso in una versione definitiva intitolata “Semaforo Rosso”.
Spesso “Cani Arrabbiati” viene associato al contemporaneo fenomeno dei poliziotteschi italiani, ma in realtà questa è un’etichetta che va stretta all’opera di Bava, poiché qui non c’è un commissario pronto a tutto pur di acciuffare i malviventi (inoltre la polizia resta molto sullo sfondo). Il film è invece incentrato su un gruppo di balordi criminali che in seguito a una sanguinosa rapina sequestra un’automobile con a bordo un uomo e un misterioso bambino malato. Con loro c’è anche una donna, Maria, presa come ostaggio.
Bava riesce a imperniare buona parte della pellicola all’interno dell’abitacolo della macchina, una fuga on the road che lascia addosso un senso di oppressione e claustrofobia continua, complice anche il caldo asfissiante che si respira attorno alle campagne romane. La caratterizzazione dei protagonisti è formidabile e nasconde il vero successo del film: nel cast troviamo sia Riccardo Cucciolla (che interpreta il malcapitato guidatore) che Lea Kruger (Maria), ma a restare bene impressi nella mente ci sono soprattutto i tre banditi, ovvero Maurice Poli (il Dottore, la mente razionale), un allucinato Don Backy (Bisturi, aria da tossico e coltello facile) e infine il gigante George Eastman (in arte Trentadue, riferimento che non richiede ulteriori spiegazioni!).
“Cani Arrabbiati” è un lavoro marcio e infame come pochi. Molte scene sono politicamente scorrette, misogine, infime e crude come non mai (ricordiamo tra le tante quella con Maria costretta a pisciare davanti ai criminali), un calvario che ci tiene incollati allo schermo e nel quale ogni personaggio risulta altamente spregevole, anche il più insospettabile. Il regista qui costruisce un vero e proprio road movie bastardo fino al midollo e intriso di continui colpi di scena (indimenticabili le sequenze cult con la donna logorroica che sale a bordo in cerca di un passaggio), finale incluso (anche se esistono diverse versioni alternative dello stesso). Quello del grande Mario Bava è un capolavoro non solo del cinema di genere nostrano, ma del cinema italiano tutto, senza se e senza ma. Un film da vedere e rivedere decine di volte, esaltandosi come se fosse la prima. Prendete e godetene tutti.
(Paolo Chemnitz)
Salve Sono così entusiasta Ho trovato il
vostro blog , ho davvero trovato da incidente, mentre stavo ricercando su Digg per un’altra cosa, Ciononostante io sono qui ora
e vorrei solo dire ringrazieranno per un fantastica postale e tutto l’ emozionante blog
(mi piace anche il tema / disegno), I don’t hanno il tempo di leggere
attraverso leggere tutto alla minuto momento ma ho salvato e anche aggiunto
a il tuo feed RSS, così quando ho tempo mi sarà di nuovo a leggere molto di più ,
si prega di fare tenere il impressionante lavoro . Maramures Grazie, buona giornata!
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