di Marino Girolami (Italia, 1980)
Nel 1980, il cinema bis italiano era in pieno fermento e l’horror nostrano stava seguendo il trend internazionale del momento, sull’onda del grande successo ottenuto da “Dawn Of The Dead” di George Romero. Così, un anno prima di “Zombi Holocaust”, Lucio Fulci era uscito con il sequel apocrifo del film di Romero (ovvero “Zombi 2”), mentre parallelamente sempre in Italia stavano spopolando gli infami cannibal movie con il celebre “Cannibal Holocaust” (anch’esso del 1980) a guidare il gruppo. Quale miglior titolo allora per attirare gli appassionati di horror? In effetti, questo b-movie di Marino Girolami è un frullato di tante cose che si erano già viste o sentite (colonna sonora inclusa). Ci sono gli zombi con un trucco risibile ma di grande suggestione, c’è una spedizione nelle isole Molucche per studiare lo strano comportamento di alcuni indigeni antropofagi e infine troviamo anche un mad doctor che è il vero artefice di tutti questi casini.
La partenza è memorabile: in una clinica di New York, durante una lezione di anatomia, un chirurgo (Ian McCulloch) e la sua bella assistente Lori (Alexandra Delli Colli) notano che al cadavere esaminato è stata amputata una mano, ultima di una serie misteriosa di sparizioni che mettono in allarme il reparto. A essere colto in flagrante è tuttavia un infermiere di origine asiatica che per sfuggire alla polizia si lancia nel vuoto da una finestra. In queste scene ci accorgiamo della sincera bontà del film, subito devoto allo splatter più ferale ma anche ingenuo e artigianale quando all’uomo che si è appena suicidato si stacca un braccio non appena egli tocca il suolo (ovviamente il manichino utilizzato non è stato troppo utile alla causa!). Si tratta però di imperfezioni che noi amanti di queste pellicole sappiamo addirittura apprezzare.
In seguito, le vicende del film prendono la succitata piega esotica (scopriamo che la protagonista è anche un’antropologa) e ritroviamo i nostri su quest’isola maledetta infestata da morti viventi blateranti e da pericolosi indigeni, in un tripudio di sangue e violenza che ogni amante del gore non ha mai smesso di adorare negli anni (una scena cult è stata ripresa in “Planet Terror” di Robert Rodriguez).
Girato tra Latina, il Parco Nazionale del Circeo (ovvero le Molucche!) e New York (giusto una manciata di secondi per dare il solito tocco di internazionalità al prodotto), questo “Zombi Holocaust” resta comunque nei nostri cuori nonostante sia un film spartano e povero dal punto vista della sceneggiatura. Ma è un horror tra i più divertenti, da rivedere anche a distanza di tanto tempo dalla sua uscita.
(Paolo Chemnitz)