di Olivier Abbou (Francia/Canada, 2010)
“Territories” è un film decisamente bistrattato, spesso preso di mira da recensioni negative le quali non rendono giustizia a questo thriller (di taglio horror) in realtà molto più interessante rispetto a tanti prodotti simili.
Si tratta di una coproduzione franco-canadese che per buona parte della sua durata ci tiene incollati alla poltrona: cinque ragazzi americani appena stati in Canada per un matrimonio, sulla strada di ritorno per gli Stati Uniti vengono bloccati in una via secondaria da due presunti poliziotti di frontiera. Subito nasce una certa tensione (uno dei giovani ha un cognome arabo e viene guardato con un certo sospetto), un nervosismo che esplode nel momento in cui il gruppo è costretto a seguire gli ordini dei due uomini, sadici aguzzini che trascinano i protagonisti in un vero e proprio incubo a occhi aperti.
In “Territories” si avvertono le influenze di horror come “Frontier(s)” (2007) di Xavier Gens, ma il regista Oliver Abbou (francese, appunto) ci mette molta farina del suo sacco riuscendo a trasformare di continuo questo film, fino all’introduzione di un nuovo personaggio che nell’ultima parte risulta decisivo per l’evolversi degli eventi. La partenza tesa e fulminante da thriller al cardiopalmo presto matura in una deriva di matrice torture porn, tendenza che però viene a sua volta affiancata da nuove sfumature che culminano in un finale secco e deciso (anche se affrettato), di sicuro in controtendenza rispetto a molte banali pellicole di stampo tipicamente americano.
I due psicopatici (entrambi reduci del conflitto in Iraq) sono ben caratterizzati e incarnano una metafora ben precisa: sono l’America della guerra, delle armi, del razzismo e del pregiudizio, oltre che di Guantanamo (le tute arancioni e una citazione esplicita non fanno altro che accrescere tale sensazione). Inoltre il film gioca sul filo della dicotomia Canada/Stati Uniti, due mondi separati e molto diversi tra loro che vengono divisi in modo netto e drastico, come se da un lato ci fosse la salvezza (il paradiso) mentre dall’altro lato ci fosse la morte (l’inferno). Recuperatevi questo piccolo gioiello, non ve ne pentirete.
(Paolo Chemnitz)